martedì 6 dicembre 2011

Crimini d'amore 1

Titolo fanfic: Crimini d’amore
Genere: AU in ambiente diverso (New York)
Pairing: Steve/Danny
Genere: Romance
Rating: PG variabile (sarà indicato), da pre-slash a slash,
Disclaimer: personaggi non mi appartengono e questa opera non ha scopo di lucro
Incipit: Danny Williams è un ausiliario del traffico in una freddolosa New York. Steve McGarret, un’agente immobiliare freddoloso che sogna in cuor suo, un giorno, di trasferirsi alle Hawaii.
Precisazione: probabilmente, i personaggi potrebbero non essere così in character perché cambiando contesto, tipo di occupazione, ecc, ognuno di loro metterà in risalto caratteristiche simili ma diverse a quelle del tf, per capirci. Cercherò di restare fedele il più che posso a Steve e Danny


Capitolo primo


Aveva ricominciato a nevicare alla faccia della pazienza dei cittadini. Madri infagottate trascinavano la loro prole, altrettanto infagottata, verso gli scuolabus. Segretarie con stivaloni, affiancavano avvocati o similari, cercando di farsi capire nella confusione dell’ora di punta. Il movimento per iniziare la giornata era frenetico e tutti sembravano in dovere di accaparrarsi quel posticino in società. New York, così poco sesso e tanta city, a quello stava pensando distrattamente l’uomo belloccio, anzi diciamo astutamente bello, come lo definiva la sua titolare, scendendo dal taxi. Steve McGarrett pagò la sua corsa, si accostò il cappotto e fece uno starnuto subito dopo. Odiava il clima della grande mela, lui, abituato alla sua calda terra, l’Alabama. Una bella donna sui quaranta, tossicchiò per richiamare l’attenzione. “Sei di nuovo in ritardo” lo redarguì nervosa Belinda Evans, la sua titolare dell’agenzia House for life. Erano soliti incontrarsi in ufficio, non tra le vie di Manhattan. Ma quella mattina lei doveva far firmare delle scartoffie a una cliente di zona mentre Steve, spostarsi da tutt’altra parte per provare a vendere un appartamento da un milione di dollari, destinato alla figlia di un facoltoso italo-americano.
“Prendi la mia macchina, e portala a far pulire”
Quella richiesta lo lasciò un tantino esterrefatto. “I Mattarelli sono gente all’antica. Si aspettano un agente immobiliare con una bella sportiva tirata a lucido, non uno che si congela le chiappe a piedi, perché non ha la tempra per vivere a New York” lo prese in giro. Era la solita storia: lei adorava sfotterlo sulla sua provenienza geografica, mentre lui era orgoglioso della sua provenienza, ma non sapeva come difendere le sue ragioni senza diventare insolente. Cocciuto e dispotico come tutti i campagnoli. Così lo avrebbe apostrofato.
“Proverò a riportartela in condizioni ottimali” ammiccò sputando fuori quella che somigliava a una velata minaccia.
“Prova anche solo a farti fare una multa per parcheggio e te la faccio pagare insieme alle altre sei, che giacciono in un cassetto inesplorato della mia scrivania”
“Sono solo un povero agente immobiliare e tu la strega cattiva di Biancaneve” ribatté con sarcasmo.
“Allora attento alle mele, bel principe, ne vedo una molto avvelenata per te se Mister Mattarelli non firma con noi preferendoci la concorrenza. Sai che è stato dai Welles?” erano l’agenzia concorrente di Belinda.
Steve tossicchiò nervoso. Non voleva fallire, poi lui non falliva mai. “Considera quell’appartamento già venduto”
A quella, la donna mostrò le chiavi sorridendo spavalda e le loro strade si divisero lì.


Danny Williams uscì dal bar insieme alla sua ciambella. Aveva decretato che dopo un’intera mattinata passata a camminare su e giù per le vie di Soho, fosse arrivato il momento di gratificarsi. Al contrario di molti non portava il cappello. A parte il suo giubbetto blu con le strisce catarifrangenti ai lati, nulla lo copriva, oltre ovviamente la divisa. Per quanto in molti avrebbero sognato una carriera diversa, per Danny essere un ausiliario del traffico era, se non proprio il massimo della vita, un impiego tranquillo. Aveva sufficienti ore da trascorrere con sua moglie Rachel, una tranquilla maestra d’asilo. Dopo aver pranzato con lei, aspettava sua figlia Grace allo scuolabus. Era felice. Un rarissimo caso di trentenne felice, completamente soddisfatto della propria vita, in tempi di crisi a New York. Quella ciambella rappresentava il suo momento di svago. Un modo per dirsi ti voglio bene. La carezza mattutina. Finito l’ultimo morso, con il viso ancora godurioso per il piacere provato, il piglio tornò a farsi professionale. Una bella Chevrolet Camaro color grigio metallizzato, parcheggiata alla meglio peggio nel posteggio a pagamento, osava non esporre il tagliando! “Uno scroccone di buon gusto” commentò acido Danny. Quell’auto era il suo sogno segreto. Per ora poteva permettersi solo una vecchia station che tirava fuori dal garage solamente nel week-end. Gli sarebbe piaciuto un giorno potersi comparare una Camaro. O quanto meno guidarla. Felice di nuocere, strappò il biglietto con la multa e lo pose sotto il tergicristallo. Fu proprio in quell’attimo che una presenza lo sorprese alle spalle. “Stavo giusto andando! Non mi ero accorto che fossero posti a pagamento!” Danny, che ancora non si era voltato, pensò che se gli fosse caduto dal cielo un dollaro tutte le volte che sentiva quella frase, avrebbe potuto andare ogni anno in vacanza gratis! Poi si voltò e dovette alzare la testa, perché il neo-multato era molto alto, abbastanza da metterlo in soggezione. Se non fosse altro che lui, in quel momento, aveva il coltello dalla parte del manico. La penna spianata contro la superficialità. “Sono spiacente signore, sono spiacente e anche molto rigoroso, nel mio lavoro”
“Pagherò quanto devo pagare” Steve tirò fuori dalla tasca del cappotto il portafoglio.
“Ormai dovrò mandarla. Non accettiamo soldi in contanti. Ne va della nostra vita”
Steve lo fulminò: “Chi diavolo rapina gli ausiliari del traffico?”
“Lei è molto insolente oltre che ignorante! C’è stata una delibera in proposito. E non ho nessuna intenzione di continuare a discutere con lei, bellimbusto. Potevi pensarci prima!”
Steve pensò che era proprio arrabbiato, e pure che non era di New York. Dal dialetto, ma anche dal termine desueto bellimbusto. “Lei è della Georgia scommetto”
Danny sgranò gli occhi blu. “Sì, ma questo cosa c’entra?”
“Io sono dell’Alabama. Siamo entrambi del sud. Potrebbe aiutarmi no?”
“Il fatto che i nostri avi abbiano imbracciato insieme le armi contro i nordisti non cambia la sua posizione signor... ”
“McGarrett” tese la mano. Danny fu sorpreso da quel gesto. Ed era stato proprio lui a favorirlo, domandandogli come si chiamasse. “... Williams” teso, pose la sua. Costatò che McGarrett aveva le mani più gelide che avesse mai toccato. Persino più di quelle di sua figlia quando l’aveva portata a pattinare al Rockfeller center!
Steve la trattenne nella sua: “Quest’automobile non è la mia, appartiene alla mia titolare. Si è per l’appunto raccomandata di non prendere multe minacciando che mi farà pagare tutte le sue. Mi creda lo farà, sa essere perfida”
Danny era stranito e turbato tanto dalla voce di Steve (non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura ma adorava il suo idioma!) quanto dal contatto con lui. E soprattutto dall’inquietante e incomprensibile istinto di scaldare quelle mani da morto. Emozionato, si tolse come se avesse preso la scossa. Si disse, era ora di chiarire le cose. “Non le toglierò la multa perché è mio dovere fare la multa agli scrocconi. Lei pensa di essere l’unico?” Danny mostrò quante ne aveva spillato quel giorno, agitando il blocchetto. “Le assicuro che io faccio solo il mio dovere”
“Ma certo, mi scusi allora se le ho chiesto di chiudere un occhio!” mostrò il grugno. Per qualche secondo Danny ebbe paura che fosse sul punto di picchiarlo. Ma l’unica cosa che si limitò a fare Steve McGarrett, fu quella di entrare nell’auto della sua titolare, sbattere sonoramente la portiera e ripartire a tutto gas.

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