lunedì 21 marzo 2011

Pride and queer cruise




Sesta parte


La sala ricevimento era stata agghindata per l’occasione. Dopo aver spizzato in giro, Steve prese il suo compagno per un braccio: “Balliamo Danno?”
“Non siamo obbligati a farlo” farfugliò il detective sorpreso.
“Beh infatti non lo siamo... balliamo?”
A Danny scappò un sorrisetto storto. Ok, c’erano altissime probabilità che Steve avesse capito, o che addirittura non solo aveva intuito la natura amorosa dei suoi sentimenti per lui ma che addirittura lo ricambiasse. Sennò perché vorrebbe ballare con me. Sospirò accettando.
Si ritrovarono così a ballare un lento in mezzo ad un’altra dozzina di uomini, alcuni in frak. Sulle loro teste lampadari ornamentali e attorno a loro il via vai dei camerieri. Danny e Steve ballavano abbracciati. Avrebbero potuto tenere una distanza accettabile tra i loro bacini, giusto perché al contrario di quello che erano obbligati a lasciar credere, non stavano insieme... invece i loro inguini erano pressappoco attaccati. Perché sto così bene tra le tue braccia Steve, perché non vorrei essere da nessuna parte ora? Si domandò sull’orlo di una crisi di nervi o semplicemente sul punto di non riuscir più a trattenersi. Guardò davanti a sé, all’altezza delle spalle del compagno. Senza osare spostare la testa verso l’alto, con il rischio di incrociare gli occhi intensamente blu del collega, e non riuscire più a reprimere ciò che provava. “Tutto ok Danno?”
“Sì, certo, tutto ok… Perché?”
“Mi sembri pensieroso”
“Nessun pensiero dolcezza” ehm… dolcezza? Ora non ci sente nessuno... forse dovrei comportarmi normalmente… forse.
“Sono felice.. ora” disse semplicemente Steve, e quella frase cambio letteralmente tutto!
“Sì?”
“Intendo così, abbracciato a te. Ok Danny hai capito, non sono io quello che parla tanto...”
“Ah ok”
“Solo ok?”
A quel punto Danny riuscì a trovare la forza di guardarlo negli occhi: “Anch’io sono felice... tra le tue braccia... è un male?”
“No, non direi...”
“Ma forse è sconveniente... ehm... forse è solo l’atmosfera...”
“Non credo proprio” Steve stava per avvicinare le proprie labbra all’orecchio di Danny quando il suono improvviso di uno sparo unito a delle urla poco virili lo fece trasalire. “Che succede!” gridò staccandosi dal partner. Entrambi scattarono seguendo la scia delle urla. Fattosi strada tra la massa di curiosi, trovarono il ferito: il governatore Barone era riverso a terra. Si toccava la spalla sanguinante. Francisco, al suo fianco, cercava di sostenerlo. Danny si piegò su di loro: “È riuscito a vedere chi ha sparato?” domandò cercando di capire come fossero le sue reali condizioni. Steve si guardò intorno poi corse verso il punto dove gli era sembrato di scorgere dei movimenti sospetti. Giunse verso i corridoi e vide un’ombra allontanarsi furtivamente ma non fu in grado di riconoscere a chi appartenesse. Le sue narici però furono stuzzicate da un odore che gli ricordava qualcuno... ma non riuscì a ricordare a chi appartenesse.
“Maledizione!” sbraitò. Nel frattempo arrivarono i soccorsi. Siccome lo sparo aveva colpito il governatore solo di striscio non ci fu bisogno di far arrivare da Honolulu un elicottero. Furono sufficienti le medicazioni a disposizione dal personale medico della crociera.
Una volta medicato, Danny e Steve raggiunsero Barone nella sua cabina. “Lei pensava davvero di non correre nessun pericolo?” esordì il Seal: “A questo punto ha la prova che si sbagliava” Danny lo fulminò con gli occhi incredulo. Con quell’uscita stava compromettendo la copertura. Al governatore bastò fare uno più uno... “Ma non mi dire... siete due poliziotti!” biascicò toccandosi la spalla ancora dolorante. “Avrei dovuto capirlo che avevate qualcosa di strano... e ditemi, non siete nemmeno una coppia? Non siete nemmeno gay?”
Danny Williams stava per rispondere al posto di Steve quando questi lo bloccò. “Io e Danny ci amiamo, ma questo non è l’argomento in questione. Che qualcuno gliel’ha giurata è pertinente” precisò lasciando il detective esterrefatto. Io e Danny ci amiamo, gli aveva appena sentito affermare. Quasi con indifferenza, non certo con la solennità che avrebbe dovuto avere una frase del genere. O forse non lo pensava davvero, si disse. Forse era un modo per far digerire a Barone che due angeli custodi avrebbero provveduto alla sua sicurezza.
“Dovete capirmi... se non ho voluto protezione è per via di Francisco. Essendo figlio di un narcotrafficante pentito ha vissuto praticamente la sua infanzia tra i gorilla. Non volevo fargli rivivere un incubo simile”
Steve spalancò gli occhi e anche Danny fu commosso da quella rivelazione. Ora capivano tutto. Comprendevano quando l’amore che il governatore provava per il suo compagno fosse grande. Talmente potente da essere disposto a mettere in pericolo la sua vita. “Ma non ha pensato che Francisco soffrirebbe molto di più se la perdesse?” Steve lo aggredì.
“Ora me ne rendo conto. Ma all’inizio pensavo fosse un mitomane. Non volevo rovinarmi la crociera. Tra le elezioni e la mia lotta a favore dei diritti dei gay, Francisco ed io non abbiamo avuto un attimo di respiro. Sentirmi il fiato sul collo dei poliziotti avrebbe rovinato l’atmosfera. Volevo sentirmi libero, sentirci liberi. Ma ora mi rendo conto di aver sottovalutato la faccenda” si accigliò.
Danny gli appoggiò una mano sulla spalla affettuoso: “Stia tranquillo. Troveremo chi l’ha colpita e lo riporteremo a terra in manette. Glielo garantisco”
“E io gli garantisco che farò in modo di mantenere questo” terminò Steve. Dopo averlo lasciato solo nella sua stanza, Danny e Steve senza scambiarsi una parola raggiunsero la loro. Una volta tra le quattro mura l’imbarazzo li colse. Ma insieme all’impaccio anche il bisogno ormai divenuto incombente di confidarsi, di capire. Dopo un lungo sospiro, fu Danny a prendere coraggio. Voltatosi di scatto, si ritrovò faccia a faccia con il collega. “Eri sincero quando hai detto al governatore che ci amiamo?” senza giri di parole. Ma quanto gli costava quella domanda! E in caso di risposta negativa sarebbe risultata non solo inopportuna ma avrebbe innescato una serie di altre domande da parte di Steve alle quali Danny sarebbe stato costretto a rispondere.
“Sono io che te lo chiedo Danny, perché io non ho motivo di mentire. Io ho detto quello che...” s’interruppe come per trovare l’ossigeno “... provo”
“Ok...” Danny abbassò lo sguardo poi sorrise. “È un bel casino!”
“Un bel casino? Dannazione ti ho appena detto che sono innamorato di te e tu riesci solo a dire è un bel casino?” lo pungolò.
“Ora mi rendo conto di una cosa!” alzò la voce il biondino: “Tu lo sapevi! Sapevi che mi piacevi, che mi sentivo attratto da te! Sapevi tutto e malgrado questo non solo non mi hai detto niente ma hai fatto di tutto per provocarmi, per rendermi la vita un inferno!”
Steve sorrise estasiato: “Colpevole Vostro Onore!”
“Bastardo”
“Eri troppo buffo, e le tue fughe in bagno alquanto sospette”
“Ripeto: bastardo fino al midollo! E dimmi un po’: il fatto di farmi stare così male era una sorta di tortura che ti hanno insegnato i tuoi superiori o sei sadico di tuo?”
Steve decise che anche per lui che il momento di battibecchi e recriminazioni, per quanto gioiose e maliziose, era finito. Abbassò il volto vicinissimo a quello del collega. “Sta zitto Danno”
Danny avvampò rendendosi conto che di lì a pochi attimi le labbra carnose di Steve McGarret sarebbero entrate in collisione con le sue. E così fu

lunedì 14 marzo 2011

Pride and queer cruise




Quinta parte

Le labbra di Steve non arrivarono a quelle schiuse del detective. Pochi attimi dopo entrambi gli uomini, probabilmente gli unici eterosessuali di tutta la nave, tornarono tranquillamente ai rispettivi ruoli.
Il pomeriggio proseguì tranquillo e dopo la ricca cena a base di pesce e specialità hawaiane, si concessero una puntatina in discoteca dove con la solerzia di sempre Danny e Steve controllarono che attorno al governatore non ci fossero movimenti sospetti.
Erano ormai le due di notte quando, svogliatamente, si ritirarono nella loro stanza. Un po’ brilli, i due infiltrati scivolarono sotto le lenzuola fresche di bucato e con l’odore salmastro del mare. La seconda notte nello stesso giaciglio, ma, questa volta, almeno da parte del Seal, nessun imbarazzo di sorta. Appena toccata la testa sul cuscino, Steve iniziò a russare rumorosamente, dimentico della situazione. Danny invece non dormiva. Sdraiato di profilo osservava con il cuore in gola il collega steso sulla schiena, il viso rivolto al soffitto, la bocca leggermente aperta, i capelli sparsi in aloni ordinati. Un simulacro di bellezza e virilità. E quando fu sicuro che dormisse profondamente, osò. Con l’indice tracciò una linea immaginaria che partiva dalla fronte e percorse con la delicatezza di un volo di farfalla il volto. Il dito toccò il naso, con estrema cautela le labbra. Boccheggiando le superò per raggiungere il mento e spostarsi sulla gola, il pomo d’Adamo, la fossetta alla base del collo. Danny era in preda ad un’eccitazione senza precedenti. E non solo per il desiderio, atroce, di baciarlo, di spogliarsi e spogliare l’oggetto del suo desiderio, fondere il proprio essere nel suo e lasciare che lui facesse lo stesso. La fantasia divenne così audace e realistica che una fitta dolorosa lo trafisse tra le gambe come se la sua mente fosse stata in grado di simulare quella sensazione. Deglutì. Intanto il dito era giunto al petto vestito solo da una camicia e sotto di essa Danny immaginò la pelle calda, la peluria soffice e attraente. Malgrado il buio e l’emozione riuscì a indovinare dove fossero i capezzoli. Ne accarezzò uno attraverso la stoffa, ormai in balia di quelle emozioni travolgenti. Capì di essere vicino al rilascio quando la sua mano, ormai autonoma, scollegata dal cervello, raggiunse gli addominali tesi nonostante la pace del sonno. Steve McGarret era sempre vigile, pronto a scattare anche mentre dormiva! Sorpassò anche il ventre. Tra la camicia semi aperta e i pantaloni tenuti a vita estremamente bassa, le dita di Danny trovarono la peluria pubica e fu in quell’istante che il suo polso si ritrovò bloccato dalla stretta decisa della mano di Steve. Allora ho avuto l’impressione giusta! Non dormiva del tutto! Pensò sentendosi morire. Ebbe l’impressione di trovarsi alla deriva. Immaginò che ora Steve avrebbe fatto della sua mano poltiglia e del suo imbarazzante tentativo di seduzione la peggiore delle idee possibili. Tornò alla realtà, una realtà che era forse peggiore dell’incubo da sveglio nel quale era incappato. Quando lo sentì bofonchiare qualcosa che assomigliava tantissimo ad un “sì” gutturale, Danny riuscì in qualche modo a voltare il capo verso l’alto e vide Steve, ancora dormiente, mugugnare. Ok, che sta succedendo? Intanto che se lo chiedeva, la mano di Steve spinse con decisione quella di Danny verso il basso, sull’erezione ancora perfettamente custodita nel suo involucro. Il palmo del detective accettò senza remore e fu così che si trovò a palpeggiare quella tensione. E Steve, che davvero dormiva ma di questo Danny non ne era del tutto sicuro, a muovere su di sé la mano del collega. A quel punto al biondino bastò accarezzare una quindicina di secondi se stesso per raggiungere l’apice, vergognandosi subito come il peggiore degli sporcaccioni. Nel frattempo, probabilmente caduto in una fase di sonno più profondo (o meno profondo) la stretta di Steve venne meno e così Danny fu libero di togliere la mano dal pacco. Nel giro di poco partì diretto in bagno a cambiarsi e a torturarsi. Non posso continuare così! Si disse mentre una paranoica sequenza di accuse e dubbi lo travolgeva come una valanga.

Il giorno seguente fu tremendo per Danny. Ogni volta che guardava Steve riviveva vividamente gli avvenimenti notturni. Non che si fosse pentito, aveva imparato ad essere onesto con se stesso e capiva che quella era l’unica cosa da fare quando si ha un problema. C’era passato con Rachel, ora avrebbe risolto la faccenda pure con Steve, decise solerte come sempre. Forse gliene avrebbe addirittura parlato. Mentre facevano colazione sul ponte, nella sua mente iniziò a sciorinare il discorso dove ammetteva di provare delle ‘pulsioni’ di tipo ‘sessuale’ per lui. Arrossì al pensiero, fatto che non passò inosservato: “Tutto ok Danno?”
“Perché?”
“All’improvviso sei diventato bordeaux”
“Mi sa che ieri ho preso troppo sole”
“Ma se fino a cinque minuti fa sembravi pallido!”
“Beh perché ho dormito poco stanotte...” accidenti!
“E perché avresti dormito poco?”
“Bah, che ne so! Dormire in nave non mi è congeniale, tutto qui” smorzò la curiosità del collega provando a mettere giù una fetta biscottata con marmellata. Steve, intenerito da quell’atteggiamento, ebbe l’insano istinto di accarezzargli la mano che spalmava ma si frenò. Non ricordava nulla degli avvenimenti della notte ma sapeva benissimo cosa turbava l’animo di Danny: la vicinanza. Mai prima di allora erano stati così vicini e così prossimi ad un’intimità con tutti i crismi. Anche lui moriva dalla voglia di abbattere quella barriera eretta tra loro. Di baciarlo, di chiudersi in camera e fare l’amore fino a restare privi di energia... Anche Steve stava per dire qualcosa di quasi compromettente quando qualcuno picchettò sulla sua spalla: si trattava della solita addetta che si occupava dell’organizzazione degli eventi. “Mi scuso per il disturbo ma ci tenevo a ricordarvi che stasera ci sarà il ballo di gran galà e tutti gli ospiti della nave sono tenuti ad indossare il miglior abito! Il frac sarebbe gradito” li avvisò e sorridendo si congedò dal duo. Danny provò a sorridere a sua volta. Quella figura, ne maschio ne femmina, lo metteva a disagio e tutte le volte che se lo (la?) ritrovava davanti s’innervosiva. Anche a Steve faceva un effetto simile.
“Ce l’hai il frac Steve?” domandò sogghignando finalmente di nuovo rilassato.
“Una specie, e tu?”
“Sicuro! E sono certo che sarò il più elegante di tutti”
“Il nanerottolo più elegante di tutti hai detto?”
“Haha, spiritoso il gigantone!” gli tirò un pezzetto di pane. Steve si riparò scherzosamente con un piatto ma quando fu certo che l’altro avesse abbassato le difese, gli lanciò a sua volta un chicco d’uva che colpì il detective sulla fronte. “Bastardo!”
“Hai iniziato tu!” continuarono a punzecchiarsi per almeno dieci minuti buoni fino a quando anche le ultime maestranze ebbero lasciato la sala. A quel punto si videro costretti ad alzarsi.
Pigramente giunse la sera. Steve e Danny si cambiarono rispettivamente in bagno e di fronte al letto. Danny come sempre scelse la toilette. Finalmente uscì. Per sua fortuna Steve McGarret era già pronto.
“Wow!” accolse l’amico con un’esclamazione e uno sguardo affascinato.
“Vuoi dire che ti piace il nanerottolo?”
“Sei il mio nanerottolo” affermò con la voce più dolce che teneva nascosta per le grandi occasioni.
Danny tossicchiò nervoso: “Sarà meglio che ci avviamo sennò rischiamo di essere gli ultimi e tutti ci noteranno e comunque...”
“Sì?”
“Stai molto bene anche tu Steve, davvero affascinante... ”
“Grazie, vuoi dire che sono un degno fidanzato?”
Gli occhi del biondino divennero lucidi e non riuscì a celare quello che il suo cuore conservava così gelosamente: “Sei meraviglioso, non so cosa diavolo si potrebbe volere di più” così dicendo accettò la sua mano e Steve, confuso e ubriaco di felicità, la strinse nella sua.
Come una perfetta coppia di innamorati si avviarono verso la loro serata danzate.

venerdì 4 marzo 2011

Pride and queer cruise


(image by chips)


Quarta parte


La festa vintage, come previsto, si rivelò per i due sottocopertura, un tripudio di fantasia e colori. Cher, Madonne varie, oltre che logicamente qualche Jacqueline Kennedy e persino un Sylvester Stallone! All’entrata di Steve e Danny, lo stesso Barone e il suo compagno mostrarono un sorriso sornione oltre che una nota di interesse.
“Sembra che la scelta di travestirsi da Chips abbia attirato l’attenzione del senatore” fece notare Steve a Danny, il quale si guardava intorno con aria sospettosa.
“Vestirsi da poliziotti Vintage, all’inizio non mi sembrava il massimo delle trovate, però se serve a mischiare le acque...”
“Te l’ho detto che sei uno schianto?”
Oh cavolo! Quell’uscita mise in difficoltà il cavallo dei pantaloni di Danny: “Smettila di prendere in giro. Prima pensavi che avessi le gambe talmente corte da volermi fare l’orlo e ora mi dici che sono figo?”
“La mia era una legittima obiezione mentre questa è una considerazione che parte da un dato di fatto” tossicchiò per poi accostare la bocca all’orecchio di Danny: “Sei davvero fico vestito così... mi piaci” ammise con voce sexy. Proprio in quel momento vennero captati dall’uomo con la barba che avevano avuto modo di conoscere in piscina. Adam Princes si avvicinò a loro con fare tranquillo. “Sempre a flirtare, ma non vi stancate mai?”
Tossicchiando, Danny salutò sperando di sfuggire all’invadenza. Per loro fortuna l’omosessuale fu abbordato quasi subito da un gruppetto di ragazzi di colore vestiti da marinai che lo invitarono a partecipare ad un allegro trenino.
Dopo aver finto di ballare, bevuto sul serio e riso su certe situazioni allegramente, Danny e Steve furono attratti da un crocchio di persone che si allontanava capeggiati dal governatore e il suo amante. “Che facciamo li seguiamo?” Steve si avvicinò al volto del collega.
“Per forza! Anche se sento che non mi piacerà” sentenziò.
Dopo aver camminato dietro il gruppetto per alcuni metri. Scorsero finalmente la destinazione finale: il casinò. L’ambiente era senza dubbio lussuoso e accattivante. Ornamentali lampadari pendevano dal soffitto. Slot machine abbarbicate alle pareti, e naturalmente il tavolo della roulette. Fu proprio qui che si piazzò la coppia che bisognava di protezione. Steve e Danny decisero di prendere anche loro qualche fish. “Per non dare nell’occhio” si giustificarono. In verità si divertirono come pazzi puntando forte e perdendo cifre ben al di sopra di quanto potevano permettersi.
Steve era felice. Ammise a se stesso che da troppo tempo non stava così bene e ogni volta che si voltava verso il suo compagno radioso a sua volta, sentiva crescere dentro sé un fuoco che lo lasciava atterrito, completamente basito. Come se il sentimento dell’amore totale non l’avesse mai colto, in quanto troppo occupato nella lotta per la giustizia. Capì che l’aver perseguito così a lungo l’obiettivo di configgere il male, lo aveva allontanato dal bene. Si era concesso una sorta di relazione di tipo sessuale, Chatrine, per un lungo tempo. Ma quando aveva avuto la certezza di essere innamorato di Danny Williams, aveva troncato tutto, preferendo non alimentare un sentimento che poteva risultare distruttivo per entrambi, soprattutto per la ragazza.

A notte tarda, Danny e Steve tornarono nella loro suite. Stanchi, ma ancora divertiti, carichi di adrenalina e un po’ bevuti. Una volta di fronte al letto, l’imbarazzo tornò a farla da padrona. Singolarmente, si cambiarono in bagno. Il newyorkese aveva un pigiama di raso celeste con righe bianche, elegante e vagamente retrò. Steve, come c’era da aspettarsi, canotta e boxer. Bello da azzerare la salivazione, almeno per Danny la quale salivazione ebbe in effetti un certo azzeramento nel momento in cui, rischiarato solo da una pallida luna, riuscì a scorgere la figura aitante dell’uomo. “Notte Steve” sibilò prima di coricarsi nel suo angolo.
“Notte Danno” e da quel momento solo i respiri scomposti e qualche movimento sotto le coperte.
In qualche modo la notte, la prima insieme nello stesso letto, passò. Danny capì di aver dormito quando un raggio di sole lo destò dal sogno. Nel sogno si trovava in una grossa piscina molto profonda dove non sarebbe riuscito a toccare nemmeno con la punta dei piedi. Ma pur non essendo un tipo dal piede marino, non aveva paura. Alle sue spalle si presentò Steve, ancora a bordo piscina, completamente vestito il perfetto stile Rambo di giungla con tanto di segni sul viso. “Perché in questo stato?” gli chiese a mezza bocca. Non ottenendo risposta si spostò per non essere investito dalla ridda si schizzi del tuffo di Steve che, di lì a poco, galleggiò al suo fianco. “Baciami” gli chiedeva. E timidamente Danny eseguiva. E il piacere arrivava alle stelle. Era proprio per sogni di quel genere che spesse volte era costretto a masturbarsi prima di scendere dal letto! Ma, nel caso specifico, un barlume di razionalità gli venne incontro e non successe niente di male. Si svegliò normalmente, ma l’erezione non gli dava tregua. Girò la testa verso il compagno di notte: non lo trovò e lo scroscio dell’acqua gli confermò che era già in piedi. L’idea di Steven nudo sotto la doccia non fece che peggiorare il suo stato. “Non ce la facciamo proprio a tornare nei ranghi?” parlò guardandosi le parti meno nobili del suo corpo. “Ma cosa pensi che non noterà tanto buonumore? Devi proprio sputtanarmi in questo modo?” quando si rese conto che stava parlando con il proprio uccello, una goccia di sudore solcò la sua fronte. Sto impazzendo, non c’è altra spiegazione! Proprio in quel momento Steve uscì dal bagno. Attorno ai fianchi si era legato un asciugamano che avrebbe avuto il suo bel daffare a coprire tutto un bambino di due anni! Danny non poté evitare di roteare le pupille. Steve in quello stato era uno spettacolo di sensualità sconcertante!
“Tutto ok?” questi si voltò dalla parte dell’allettato che teneva le mani strette sulla coperta come se temesse che una folata di vento potesse tirarla via, mettendo così a nudo l’imbarazzante situazione sottostante.
“Certo, tutto ok!” rispose quando fu in grado di proferire una sillaba. Gli mancava l’aria, rischiava l’apnea. Così decise che se fosse uscito a razzo dal letto di spalle, punto primo avrebbe evitato di farsi vedere in quello stato e secondo avrebbe altresì evitato di assistere alla vestizione di Steve. Non era sicuro che fosse in grado di reggere un’altra sola emozione.
Alla fine si decise e scattò come una molla. Tanto rapidamente che non considerò affatto la scia di umidità lasciata dal precedente occupante. E, ad un passo dalla porta, scovolò finendo gambe all’aria.
Steve fu subito al suo fianco. Per sua fortuna il telo che lo copriva non era a sua volta scivolato. In quel caso l’imbarazzo sarebbe stato reciproco. “Sei finito per terra!”
“Ma va!” nervoso Danny rifiutò il suo aiuto. Fece perno sui gomiti e si scansò provando a superarlo. Ma Steve restava accanto a lui studiando la sua fisionomia. “Sicuro che stai bene? Stamattina sei strano”
“Non sono per niente strano. Ho solo dormito male”
“Immagino che la sensazione di essere in alto mare abbia a che fare qualcosa con la nottataccia” sfotté.
“Finiscila, non serve essere Rambo per dormire in una nave da crociera” la citazione del famoso personaggio di Stallone provocò in lui il ricordo del sogno e una nuova ondata di eccitazione lo colpì facendolo sbiancare. Fatto che fu prontamente notato da Steve. Prima che potesse di nuovo chiedergli notizie sul suo stato di salute, Danny si tirò in piedi e lo superò per poi andarsi a nascondere letteralmente in bagno.
“Maledizione!” ruminò a denti stretti una volta solo. Si disse che non poteva continuare in quella maniera e maledisse il giorno in cui aveva accettato quella missione.

Una volta vestiti raggiunsero il ponte dove era servita una ricca colazione. Steve scelse frutta di stagione e cereali, mentre Danny si buttò a capofitto su uova strapazzate con pancetta. Voleva mettere alla prova lo stomaco incordato dal nervoso. La sua agitazione era tale che non era riuscito nemmeno nell’impresa di sfogare il suo corpo. Pensò che l’accumularsi dello sperma avrebbe peggiorato il suo umore. Difatti non toccò cibo facendo ulteriormente preoccupare il suo compagno.
“Vuoi assaggiare dei litchis?”
“No! Magari gradirei dell’ananas” ironizzò Danny facendo sorridere l’altro che se non altro ebbe la conferma che all’amico non mancava la battuta pronta.
La mattina proseguì in maniera tranquilla. Dopo pranzo tornarono in piscina ma del senatore non c’era traccia questa volta. Il fatto insospetti Steve che, a parere di Danny, era stato per troppe ore tranquillo e ora era a corto di emozioni forti. Almeno era quella l’idea che gli diete la sua irrequietezza. “Non hai motivo di preoccuparti. È chiaro che preferisca stare in camera a sollazzarsi con il suo amante latino piuttosto che in una piscina piena di checche”
Quella frase gettò una luce diversa sul proseguo del pomeriggio: “Non hai tutti i torti” rispose Steve sogghignando in maniera maliziosa. Quella fisionomia emozionò le parti basse del detective.
“Che intendi?” domandò sperando, contro ogni speranza, che Steve alludesse ad ‘altro’.
“Beh chiaro che intendo! Molto meglio fare del buon sesso in un comodo letto con la persona che ami e che ti piace da impazzire rispetto a... a qualunque cosa!”
BUM! Danny si ritrovò privato di ogni linfa vitale e catapultato nel tunnel dell’eccitamento parossistico.
Steve intuì di aver esagerato ma questo gli diede adito solo a peggiorare la sua condotta: “Ti sei mai chiesto come deve essere?” domandò a bruciapelo.
“Cosa? Ti riferisci a girare l’America in autostop? Anch’io me lo sono sempre chies..”
“NO! Intendo fare sesso con qualcuno del tuo sesso Danny! Qualcuno a te speculare. Con le tue stesse fattezze fisiche anche se, chiaramente differenti!”
“Ehm... no in effetti!”
“Sarà la situazione” abbassò la voce di tre quarti. “Ma io non faccio che pensarci Danny” quest’ultimo fu tentato di lanciare un urlo ma riuscì a strozzarlo in gola. Si limitò ad un lungo sospiro. “Mica perché fingiamo di essere una coppia devi sentirti in obbligo di dividere questi dubbi sulla tua sessualità con me!”
“Io non ho dubbi sulla mia sessualità” rispose per le rime il Seal. Ma quello che all’apparenza sembrava un chiaro difendere la propria virilità si trasformò subito in un arma a doppio taglio contro Danny.
“E cosa sarebbero allora? Considerazioni di un marinaio frustrato?”
“Non mi piacciono gli uomini in generale, ma penso che potrei innamorarmi di qualcuno a prescindere dal fatto che è uomo o donna e probabilmente anche se fino ad ora l’idea mi ha fatto sempre ribrezzo, penso che potrei anche desiderarlo fisicamente. E che potrei dare e ricevere piacere da un uomo. Per questo mi chiedo come deve essere l’atto di per sé”
Danny s’irrigidì cercando di assumere un contegno razionale: “Non posso risponderti perché non ho mai provato”
“Tu pensi che potrebbe succederti?” domandò di nuovo senza filtri.
“Succedere... cosa?” Danny era sull’orlo di una crisi isterica ma fingeva che tutto fosse ok. Tanto, si disse, che stesse male o stesse bene il sole avrebbe continuato a baciare la sua chioma bionda, la musica ad accompagnare quel discorso strampalato come se niente fosse. Insomma tutto sarebbe rimasto uguale. Forse... “Dai, non essere infantile e rispondi: tu pensi che potresti mai amare qualcuno del tuo sesso?”
E tutto attorno a Danny sparì. Tranne le labbra carnose del suo compagno che, come dotate di vita propria, gli sembrarono avvicinarsi pericolosamente alle proprie...