martedì 6 dicembre 2011

Crimini d'amore 1

Titolo fanfic: Crimini d’amore
Genere: AU in ambiente diverso (New York)
Pairing: Steve/Danny
Genere: Romance
Rating: PG variabile (sarà indicato), da pre-slash a slash,
Disclaimer: personaggi non mi appartengono e questa opera non ha scopo di lucro
Incipit: Danny Williams è un ausiliario del traffico in una freddolosa New York. Steve McGarret, un’agente immobiliare freddoloso che sogna in cuor suo, un giorno, di trasferirsi alle Hawaii.
Precisazione: probabilmente, i personaggi potrebbero non essere così in character perché cambiando contesto, tipo di occupazione, ecc, ognuno di loro metterà in risalto caratteristiche simili ma diverse a quelle del tf, per capirci. Cercherò di restare fedele il più che posso a Steve e Danny


Capitolo primo


Aveva ricominciato a nevicare alla faccia della pazienza dei cittadini. Madri infagottate trascinavano la loro prole, altrettanto infagottata, verso gli scuolabus. Segretarie con stivaloni, affiancavano avvocati o similari, cercando di farsi capire nella confusione dell’ora di punta. Il movimento per iniziare la giornata era frenetico e tutti sembravano in dovere di accaparrarsi quel posticino in società. New York, così poco sesso e tanta city, a quello stava pensando distrattamente l’uomo belloccio, anzi diciamo astutamente bello, come lo definiva la sua titolare, scendendo dal taxi. Steve McGarrett pagò la sua corsa, si accostò il cappotto e fece uno starnuto subito dopo. Odiava il clima della grande mela, lui, abituato alla sua calda terra, l’Alabama. Una bella donna sui quaranta, tossicchiò per richiamare l’attenzione. “Sei di nuovo in ritardo” lo redarguì nervosa Belinda Evans, la sua titolare dell’agenzia House for life. Erano soliti incontrarsi in ufficio, non tra le vie di Manhattan. Ma quella mattina lei doveva far firmare delle scartoffie a una cliente di zona mentre Steve, spostarsi da tutt’altra parte per provare a vendere un appartamento da un milione di dollari, destinato alla figlia di un facoltoso italo-americano.
“Prendi la mia macchina, e portala a far pulire”
Quella richiesta lo lasciò un tantino esterrefatto. “I Mattarelli sono gente all’antica. Si aspettano un agente immobiliare con una bella sportiva tirata a lucido, non uno che si congela le chiappe a piedi, perché non ha la tempra per vivere a New York” lo prese in giro. Era la solita storia: lei adorava sfotterlo sulla sua provenienza geografica, mentre lui era orgoglioso della sua provenienza, ma non sapeva come difendere le sue ragioni senza diventare insolente. Cocciuto e dispotico come tutti i campagnoli. Così lo avrebbe apostrofato.
“Proverò a riportartela in condizioni ottimali” ammiccò sputando fuori quella che somigliava a una velata minaccia.
“Prova anche solo a farti fare una multa per parcheggio e te la faccio pagare insieme alle altre sei, che giacciono in un cassetto inesplorato della mia scrivania”
“Sono solo un povero agente immobiliare e tu la strega cattiva di Biancaneve” ribatté con sarcasmo.
“Allora attento alle mele, bel principe, ne vedo una molto avvelenata per te se Mister Mattarelli non firma con noi preferendoci la concorrenza. Sai che è stato dai Welles?” erano l’agenzia concorrente di Belinda.
Steve tossicchiò nervoso. Non voleva fallire, poi lui non falliva mai. “Considera quell’appartamento già venduto”
A quella, la donna mostrò le chiavi sorridendo spavalda e le loro strade si divisero lì.


Danny Williams uscì dal bar insieme alla sua ciambella. Aveva decretato che dopo un’intera mattinata passata a camminare su e giù per le vie di Soho, fosse arrivato il momento di gratificarsi. Al contrario di molti non portava il cappello. A parte il suo giubbetto blu con le strisce catarifrangenti ai lati, nulla lo copriva, oltre ovviamente la divisa. Per quanto in molti avrebbero sognato una carriera diversa, per Danny essere un ausiliario del traffico era, se non proprio il massimo della vita, un impiego tranquillo. Aveva sufficienti ore da trascorrere con sua moglie Rachel, una tranquilla maestra d’asilo. Dopo aver pranzato con lei, aspettava sua figlia Grace allo scuolabus. Era felice. Un rarissimo caso di trentenne felice, completamente soddisfatto della propria vita, in tempi di crisi a New York. Quella ciambella rappresentava il suo momento di svago. Un modo per dirsi ti voglio bene. La carezza mattutina. Finito l’ultimo morso, con il viso ancora godurioso per il piacere provato, il piglio tornò a farsi professionale. Una bella Chevrolet Camaro color grigio metallizzato, parcheggiata alla meglio peggio nel posteggio a pagamento, osava non esporre il tagliando! “Uno scroccone di buon gusto” commentò acido Danny. Quell’auto era il suo sogno segreto. Per ora poteva permettersi solo una vecchia station che tirava fuori dal garage solamente nel week-end. Gli sarebbe piaciuto un giorno potersi comparare una Camaro. O quanto meno guidarla. Felice di nuocere, strappò il biglietto con la multa e lo pose sotto il tergicristallo. Fu proprio in quell’attimo che una presenza lo sorprese alle spalle. “Stavo giusto andando! Non mi ero accorto che fossero posti a pagamento!” Danny, che ancora non si era voltato, pensò che se gli fosse caduto dal cielo un dollaro tutte le volte che sentiva quella frase, avrebbe potuto andare ogni anno in vacanza gratis! Poi si voltò e dovette alzare la testa, perché il neo-multato era molto alto, abbastanza da metterlo in soggezione. Se non fosse altro che lui, in quel momento, aveva il coltello dalla parte del manico. La penna spianata contro la superficialità. “Sono spiacente signore, sono spiacente e anche molto rigoroso, nel mio lavoro”
“Pagherò quanto devo pagare” Steve tirò fuori dalla tasca del cappotto il portafoglio.
“Ormai dovrò mandarla. Non accettiamo soldi in contanti. Ne va della nostra vita”
Steve lo fulminò: “Chi diavolo rapina gli ausiliari del traffico?”
“Lei è molto insolente oltre che ignorante! C’è stata una delibera in proposito. E non ho nessuna intenzione di continuare a discutere con lei, bellimbusto. Potevi pensarci prima!”
Steve pensò che era proprio arrabbiato, e pure che non era di New York. Dal dialetto, ma anche dal termine desueto bellimbusto. “Lei è della Georgia scommetto”
Danny sgranò gli occhi blu. “Sì, ma questo cosa c’entra?”
“Io sono dell’Alabama. Siamo entrambi del sud. Potrebbe aiutarmi no?”
“Il fatto che i nostri avi abbiano imbracciato insieme le armi contro i nordisti non cambia la sua posizione signor... ”
“McGarrett” tese la mano. Danny fu sorpreso da quel gesto. Ed era stato proprio lui a favorirlo, domandandogli come si chiamasse. “... Williams” teso, pose la sua. Costatò che McGarrett aveva le mani più gelide che avesse mai toccato. Persino più di quelle di sua figlia quando l’aveva portata a pattinare al Rockfeller center!
Steve la trattenne nella sua: “Quest’automobile non è la mia, appartiene alla mia titolare. Si è per l’appunto raccomandata di non prendere multe minacciando che mi farà pagare tutte le sue. Mi creda lo farà, sa essere perfida”
Danny era stranito e turbato tanto dalla voce di Steve (non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura ma adorava il suo idioma!) quanto dal contatto con lui. E soprattutto dall’inquietante e incomprensibile istinto di scaldare quelle mani da morto. Emozionato, si tolse come se avesse preso la scossa. Si disse, era ora di chiarire le cose. “Non le toglierò la multa perché è mio dovere fare la multa agli scrocconi. Lei pensa di essere l’unico?” Danny mostrò quante ne aveva spillato quel giorno, agitando il blocchetto. “Le assicuro che io faccio solo il mio dovere”
“Ma certo, mi scusi allora se le ho chiesto di chiudere un occhio!” mostrò il grugno. Per qualche secondo Danny ebbe paura che fosse sul punto di picchiarlo. Ma l’unica cosa che si limitò a fare Steve McGarrett, fu quella di entrare nell’auto della sua titolare, sbattere sonoramente la portiera e ripartire a tutto gas.

venerdì 20 maggio 2011

Questione di attributi (Tom e Jerry)



Titolo: Questione di attributi (Tom e Jerry)

Storyline: metà prima stagione

WARNING: quasi slash



Quella sera, appostati nell’auto del detective, Steve e Danny vegliano il destino di Myong Rae Hyon, un giornalista nord coreano, minacciato di morte da alcuni estremisti, in quanto reo di volere la pace tra le due coree. Alla Five 0 il compito di proteggerlo. C’è un po’ di noia, Steve sulle tracce degli assassini dei suoi genitori, preferirebbe essere altrove e anche Danny ha il muso lungo. Steve si domanda perché:
“Cos’hai?”
“Perché?”
“Sei cupo e stranamente non parli”
“E di cosa dovrei parlare?”
“Non so, del campionato di football, New Jersey qualsiasi cosa ti venga in mente”
“Non sono in vena di chiacchiere scusa” quest’ultima parola manda in circolo nella mente del capitano il sospetto che ci sia qualcosa di un tantino più serio rispetto ad un normale senso di noia.
“Davvero Danny, se hai qualche problema ti ascolto. Tanto non sta succedendo nulla di anomalo qui, non c’è niente di male se parliamo un po’...”
“Ti dico che davvero...”
“Danny! Ormai siamo amici”
Danny si arrende. Steve sembra aver capito che c’è proprio qualcosa che non va e non avrebbe senso continuare a negarlo. Che poi in fondo in fondo lui per primo ha bisogno di sfogarsi.
“Ho una... cosina...”
“Sì?”
“Tipo...”
“Una donna”
“Non una donna una... come una pallina”
“Una pallina?” l’espressione di Steve non nasconde il suo stato di confusione.
“Una specie di nodulo, penso...”
“Ah, e dove...?”
Il colorito di Danny diventa immediatamente rosso. E subito si sente il protagonista di Malattie imbarazzanti.
“Roba di uomini”
“Testicoli o....”
“Ehm... testicolo... sinistro”
“Ah, capisco. E ti sei già fatto vedere?”
“No! Per questo sono preoccupato Steve. Ho paura si tratti di cancro o qualcosa di peggio.”
“Di peggio?”
“Non so, una di quelle malattie rare dove io mi ritrovo eunuco e pronto per sostituire Katia Ricciarelli alla scala di Milano”
A Steve scappa una risatina: “Non penso proprio che hai un futuro come cantante lirico Danny, e di certo non come soprano! Dai fammi sentire...” come se niente fosse allunga una mano verso le parti meno nobili del corpo del collega che subito si scansa scandalizzato, di più: sconvolto!
“Ehyyyyyy, fermo là! Cosa pensi di fare!”
“Sentire questo nodulo”
“Non dici sul serio...”
“Non sono un dottore ma se può aiutarti a stare più tranquillo. Sono un uomo, magari ne ho pure io”
“No guarda, tieniti queste informazione per te. Sono certo che non è normale perché...”
“Perché?” Steve lo sollecita.
“Perché conosco Tom e Jerry molto bene e.. prima non c’era...”
“Hai detto Tom e... Jerry?” Steve è allibito mentre un sorrisetto malizioso spinge per venire fuori.
“Intendo i miei due amici, i gioielli di famiglia, Tom e Jerry, io li chiamo così, c’è da farne un trattato?”
“La pallina chi l’ha ingoiata dei due Tom o Jerry?”
“Jerry”
Steve inizia a ridacchiare.
“Non c’è nulla da ridere Steve! Io sono davvero preoccupato!”
“Scusami ma... ma perché chiami i tuoi testicoli Tom e Jerry? Bisticciano tra loro? Tom cerca di papparsi Jerry?”
“Ecco, lo sapevo! Era meglio che non ti dicessi nulla! Ora mi stai pure mettendo in ridicolo!”
“Ammetterai che è ridicolo Danny.... Tom e Jerry...” Steve continua ridersela mentre Danny, sempre più nervoso, si dimena sul suo posto come se avesse iniziato a scottare.
“Seriamente, questo nodulo ti fa male?”
“No, è per questo che sono in ansia”
“Sono certo che non è nulla”
“Speriamo” l’argomento sembra accantonato ma, di tanto in tanto, Steve non trattiene sbuffi di riso e Danny lo ammonisce con sguardo severo.
“A volte questi noduli spariscono da sé” torna Steve con tatto.
“Sul serio?”
“Sul serio Danny. Un anno fa circa avevo qualcosa di simile sotto l’ascella e quando sono finalmente andato dal medico non c’era più. Io stesso stentavo a crederlo. Magari un’infezione, un nodulo ingrossato”
“Stamattina c’era, mentre mi facevo la doccia”
“Magari ora non più”
“Non penso”
“Prova”
Di nuovo Danny avvampa: “Non mi ravanerò gli attributi davanti a te mentre siamo appostati, Steve!”
“Non capisco perché ti fai tanti problemi. Siamo amici, c’è una certa confidenza no? Volevo sentire questo nodulo solo per farti stare più tranquillo ma è come se ti avessi proposto di iscrivere tua figlia ad un college per spogliarelliste!”
“Apprezzo il tuo caloroso interesse ma tu non metterai le mani in certe zone. Voglio dire... è off limits!”
“Perché non sono un dottore?”
“Esatto” dopo aver scosso la testa aggiunge: “E pure per un’altra serie di cosette...”
“Tipo?”
Danny sospira nervoso: “Sei un uomo, sei il mio migliore amico e sei...”
“Cosa Danny”
“Sei un... insomma, non sei un cesso, intendo come uomo”
“Cioè mi stai dicendo che non posso tastare Jerry perché sono un bell’uomo?”
“Sì, cioè... ” Danny è sempre più impacciato... “ammetterai che è più imbarazzante lasciar infilare le mani nelle mutande ad un uomo che non solo è il tuo migliore amico ma è anche decisamente sexy”
Steve si lascia scappare un’espressione di piacevole incredulità: “Jerry è un buon gustaio...”
“Finiscila, è psicologia spicciola. E poi un etero non si lascia toccare da un altro uomo”
“A meno che non sia un cesso”
“Non ho detto questo! Ho detto solo che se è un cesso non è così imbarazzante Steve!”
“Spiegami perché. Chiama le cose con il proprio nome Danny”
“Cosa intendi dire?”
“Si tratta di un nodulo, in un posto diciamo particolare, intimo, ok? Se io bonariamente ti propongo di farmelo sentire, tu ci scaraventi in mezzo quintali di malizia. Come se volessi sott’intendere che ci potrebbe essere un secondo fine. Che ti volessi toccare per mio diletto, o piuttosto per provocarti una reazione”
Danny lo interrompe terrorizzato da quelle parole, perché quelle parole improvvisamente hanno un senso!
“Non ho mai pensato questo! Figurati se tu hai voglia di toccare Jerry per tuo diletto e figuriamoci se mi provocherebbe una reazione... anzi sai che ti dico? Ok, te lo faccio sentire, anche perché tutto sommato, hai ragione. Il fatto che siamo amici e che non sei un cesso non hanno niente a che fare con tutto ciò”
“Mi stai chiedendo di controllare Jerry?”
“Ti sto permettendo di toccarlo, cioè una neutra tastatina. E non superare la soglia”
“Stai tranquillo, non ho intenzione di farmi azzannare dal bulldog!”
“Ah, ah, spiritoso!”
Rosso come non mai, Danny vorrebbe abbassarsi i pantaloni cercando di far sembrare l’atto più impersonale possibile ma è così nervoso che nemmeno riesce a sbottonarsi la cinta.
“Ti serve una mano?”
“Finiscila!”
Quando finalmente è riuscito a rimanere in boxer si volta dalla parte del finestrino in attesa che Steve vada in avanscoperta.
“Sicuro che... nemmeno un bacetto? Non vorrei sembrarti troppo materiale...”
“Steve!” urla.
“Ok ok... ” sempre sorridendo ma un po’ più nervoso, sicuramente più di quanto si sarebbe aspettato, poggia la mano sulla coscia nuda e lentamente risale. Deglutisce, già il contatto tra il palmo e la gamba nuda ha mandato in tilt gli ormoni del capitano, ma quello che più lo lascia perplesso è l’atteggiamento di Danny: suda vistosamente e quasi trema.
“Tutto ok?”
“Fai in fretta”
“Ok”
La mano di Steve giunge così sopra l’intimo. A questo punto si è già pentito da un pezzo di quella proposta e tutto gli è chiaro, l’imbarazzo di Danny e soprattutto il suo imbarazzo! Non può toccare Danny, non così. Ritira la mano.
“E ora?”
“Devi farti vedere da un dottore Danny”
“Ci andrò domani, ma tu perché hai cambiato idea...”
“Beh diciamo che Jerry è... forse farebbe bene a chiarire con Tom, sai, magari è quello il suo problema”
“Questa risposta non ha senso, ti è chiaro?”
Steve annuisce, si rende conto che ora niente ha più tanto senso. Sente solo che avrebbe una voglia matta di dire a Danny quello che prova. Che non vuole toccarlo perché... non deve essere così... ma poi si dà dell’imbecille perché non sarà mai diversamente...
“Ok, ti imbarazza”
“Un po’... anzi molto!”
“Beh, dopo tutto Rambo non ha mai ravanato in mutande maschili, se ricordo bene”
“Domani ti accompagno io dal medico. E sarò la prima persona alla quale dirai che Jerry sta bene”
Quella frase dolce crea un ulteriore scompiglio emotivo in Danny il quale scopre di avere una voglia matta di baciarlo che a stento riesce a trattenere. Per fortuna o sfortuna, arriva un auto sospetta e si piazza proprio sotto il portone del loro protetto. Ai due non resta che accertarsi che i nuovi venuti non abbiano intenzioni bellicose.

domenica 17 aprile 2011

Pride and queer cruise


Settima e ultima parte


Due settimane dopo


Chin, Kono e naturalmente Danny Williams e Steve McGarret, sedevano attorno ad un tavolino all’aperto dell’Hilton Hawaiian Village. Si trattava di un posticino elegante dove cenare oppure, come in quell’occasione, gustare un drink pieno di ombrellini multi color.
Danny stava di nuovo raccontando come lui e il suo collega erano riusciti ad incastrare lo stolker intenzionato a fare fuori il governatore Barone. “Il profumo” confidò McGarret.
“Sapete, oltre che Rambo e Chuck Norris, è anche un segugio. Un misto tra Lassie e Rin tin tin!”
“Ma piantala! In ogni modo è così, il mio olfatto ha contribuito a portare sulle tracce di Ellen Browning, al secolo: Joshua Simon”
“Già, il travestito che si occupava del soggiorno dei passeggeri”
“Si era studiato la situazione per mesi” aggiunse Steve “incredibile!”
“Per fortuna che una volta messa a soqquadro la sua cabina, sono uscite fuori tutte quelle prove!”
“Non avendo un mandato di perquisizione ci siamo dovuti infilare di nascosto. Ma era tutto lì: vecchi articoli, mappe, e un hard disk con i file dove aveva appuntato tutti gli spostamenti del Governatore, compreso il progetto della crociera”
“Da bravo hacker è riuscito ad infilarsi nel database dei candidati ideali per arrivare a ricoprire quel ruolo!” Danny sorrise soddisfatto. Ancora fieri di quel risultato, i due amici si guardarono complici prima di brindare. Kono sorrise soddisfatta, mentre Chin mantenne la sua aria austera.


Era mezzanotte passata quando la Camaro di Danny si fermò nei pressi dell’abitazione di Steve. Era inusuale che la guidasse lui stesso, ma siccome all’appuntamento con i loro colleghi della Five 0 c’erano andati con quella, ora a Danny toccava il compito di riportare il capitano a casa.
“Dai, sali!” l’uso dell’imperativo di Steve risultò ancora più dolce in quanto Danny già ne pregustava il proseguo, ‘proseguo’ che da quando una quindicina di giorni prima, i due avevano ripreso contatto con la terra, era stato sempre uguale.
Steve e Danny avevano fatto l’amore ogni sera e ogni notte, proprio come la prima volta durante la crociera. Il flash di quel momento apparve nella mente del Seal all’improvviso facendolo sorridere.
“Pensavo fossi stanco”
“Non lo sono e ora baciami” Steven si piegò sul guidatore il quale smorzando un sorrisetto prima lo ricambiò, poi girò la testa davanti a sé.
“Non riesco ancora a crederci...” oscillò il capo lasciandosi travolgere dalla gioia che gli cresceva in petto.
“Che stiamo insieme?”
“Sì, proprio quello Steven McGarret! Che stiamo insieme! Non so proprio come sia potuto accadere”
“Ora entra e ti do un ripassino” rispose spavaldo. E in un flashback Danny rivisse la loro prima volta.

Si stavano baciando, il letto di quella cabina da mille e una notte accanto a loro. Un’alcova sensuale e romantica, il sogno di tutte le coppiette. Ma, nel loro caso, l’imbarazzo della prima volta li rendeva impacciati. Steve piegò Danny sul letto. Prima di iniziare a spogliarlo lo guardò: quanto mi piaci! Pensò mentre la salivazione che qualche attimo prima si era azzerata, improvvisamente diveniva abbondante. Considerò che se non avesse tenuto le labbra serrate, rischiava di sbavare mentre apriva la camicia. Con la punta delle dita tracciò piccoli cerchi che si allargavano piano, piano. Quando raggiunsero un capezzolo, la collisine provocò un brivido in Steve e un gemito gutturale in Danny il quale pensò: se queste sono le premesse, quando mi tocca oltre l’ombelico rischio seriamente di venire! Provò a darsi una calmata ma le labbra del collega erano tornate sulle sue e l’incalzare del bacio, lungo, passionale, umido, non face altro che rendere l’atmosfera ancora più incandescente. Poi, improvvisamente, la razionalità. “Togliti Steve! Il governatore è ferito, c’è un pazzo che attenta alla sua vita, non ha senso stare qui ad amoreggiare!”
“Finiscila Danno. E poi scommetto che ora lui sta facendo proprio lo stesso. Francisco lo starà consolando per bene” in quel momento le dita trovarono una porzione di pelle sotto la cinta.
Danny avvampò. “Non so quanto sia il caso che tu vada avanti”
“Non saprei proprio come fermarmi” ammise il Seal sorridendo sensuale. “Io ti amo Danny, e voglio fare l’amore con te. E ti assicuro che non c’è forza in cielo o in terra in grado di fermarmi!”
Di fronte a tanta sicumera, il detective si arrese, lasciandosi andare. Abbandonandosi finalmente alla passione, al piacere puro. Quando il palmo del suo superiore diretto gli afferrò il sesso eretto si aggrappò alle lenzuola. Bastarono pochi tocchi decisi a portarlo al culmine. Un estasi quasi dolorosa a cui non era più abituato.
“Cavolo... nemmeno con Emma Botton...” si lasciò sfuggire mentre finalmente il corpo smetteva di contrarsi.
“Chi diavolo è Emma Botton” chiese l’altro ridendo di gusto.
“La mia prima ragazza. La prima alla quale ho concesso di entrare in confidenza con il mio uccello”
“Capisco, mi stai paragonando ad un’adolescente dalla mano lesta. Carino da parte tua!”
“Sì, prendila pure così. Non te lo so nemmeno spiegare quanto ho goduto Steve” abbassò lo sguardo arrossendo.
“Guarda che io ho appena cominciato” rispose. A Danny suonò come una minaccia mentre lo guardava spogliarsi. Uno spettacolo da far impallidire il Crazy Horse! Quando il capitano fu nudo, eccitato e nudo, si sdraiò accanto a lui. Danny si mise di fianco osservandolo. D’istinto gli sfuggì: “Caspita, sei proprio bello!”
“Non sai quante volte ho fantasticato questo momento! Questo preciso istante Danny. Essere nudo davanti a te, mi guardi e ti faccio questo effetto”
“Sapevi che mi facevi questo effetto! Per questo trovavi sempre il modo di spogliarti davanti a me. Per farmi sbavare di fronte alle tue grazie!”
Steve rise: “Sì, lo ammetto, ti provocavo. Ma era solo perché volevo capire se ti piacevo davvero o fosse una mia fantasia”
“Non pensavo che Rambo avesse delle insicurezze”
“Ce l’ha eccome” sorrise abbassando le palpebre mentre si lasciava di nuovo assaltare la bocca.
Danny lo baciò. E quando si staccarono un attimo per riprendere fiato, si fissarono con quell’incredibile senso di dolce inquietudine che coglie tutti gli innamorati la prima volta.
“Ti amo Steve, non ho mai provato qualcosa del genere” ammise improvvisamente serio. Steve capì che era spaventato dalla potenza di quel sentimento e lo rassicurò abbracciandolo. Dopo essersi coccolati per qualche minuto, le labbra di Danny Williams tornarono operose: baciò ogni angolo del viso di Steve, ogni anfratto. Si spostò poi sul collo. Succhiò il pomo, leccò la fossetta poco distante. Nel frattempo il beneficiario di tutte queste attenzioni si agitava spingendo le spalle di Danny verso il basso. “Non essere impaziente!” lo rimproverò il poliziotto.
“Spiegami perché non dovrei”
“Al corso di ‘noi uomini duri’ non vi hanno insegnato a resistere ai miserabili piaceri della carne?”
“Mai voluto resistere ai miserabili piaceri della carne!” ribatté ironico ma davvero stizzito per la lentezza con la quale l’amante aveva intrapreso il cammino verso il ‘caldo’ sud.
Danny si ritrovò tra le labbra la peluria del petto di Steve. Assaggiò la pelle sudata, sperimentando sensazioni sconosciute e assolutamente fantastiche. Sebbene fosse ancora impiastricciato dall’orgasmo consumato pochi minuti prima, il suo sesso tornò vigile. “Fammi godere” sentì sussurrare a Steve con voce roca. Dopo aver superato la distesa degli addominali e le foreste pluviali del pube, la bocca trovò il lungo (e piuttosto largo) baluardo maschile che si erigeva fiero verso l’alto. Danny pensò che sfidava fieramente la legge di gravità. E che non c’era da sorprendersi. Dopotutto era il simulacro della virilità di Steve McGarret, un concentrato di testosterone. Il suo pene non poteva essere ‘normale’. E Danny Williams odiò con tutta la sua forza Chatrine mentre la sua bocca prendeva confidenza con la novità. Steve ondeggiò il bacino spingendosi verso il volto del compagno. Questa volta fu lui a doversi aggrappare alle lenzuola e, come il più normale dei normali, soccombere al piacere che fuoriuscì scompostamente. Danny pensò che se non avesse percepito il sapore di sperma un attimo prima. quel getto così abbondante e violento avrebbe potuto soffocarlo a morte.
No, non c’era niente di normodotato in Steve, tantomeno nelle sue mutande!
“Interessante! Anche Rambo perde il controllo!”
“Interessante, un detective con un tale talento...”
“Davvero? Sono stato bravo?”
A Steve fece tenerezza quella domanda. Cosicché tornò a cercare le labbra. Di nuovo nessuno dei due si preoccupò degli umori nei quali amabilmente sguazzavano. E nessuno dei due si preoccupò di usare precauzioni quando, lasciando Danny al quanto interdetto, Steve catturo tra le dita un abbonante noce del suo liquido, per lubrificare. “Ok che mi fido di te. Rambo non mi attaccherà nessuna malattia, però...”
“Starò attento, non ti farò male”
“Davvero Steve, quella specie di proboscide... per carità, con questo non voglio dire che non sia carino, ha pure un buon sapore, ma rischia seriamente di mandarmi al creatore! Se spingi un po’ troppo, potrei restare strangolato dal mio intestino!”
Steve scoppiò in una fragorosa risata. “Avrò l’accortezza di non ucciderti con il tuo intestino ma non ti garantisco...” si bloccò.
“Non mi garantisci?”
“Non ti garantisco che non morirai di piacere”
Danny deglutì, poi, ritrovata la solita ironia, ribatté: “Come siamo spocchiosi”
“Solo esperienza”
“Non lo voglio sapere” imbronciato, Danny girò il viso per evitare il suo sguardo. Prontamente, Steve lo voltò dalla sua parte con la mano.
“Per me sei il primo Danny”
“Anche per me sei il primo...”
“Non intendevo uomo. Intendo il primo... il primo essere che mi fa perdere la testa completamente. Il primo essere di cui mi sono innamorato”
La sorpresa fece sussultare Danny: “Dici sul serio?”
“Tu hai amato Rachel, io solo storie di sesso. Certo ho la mia missione. Sono Rambo, come dici tu. Ma di fronte a te, a quello che provo per te Danny, non sono nemmeno un soldato semplice. Meno di una mezza calzetta”
“Io... io..” balbettò l’altro in preda all’emozione.
Steve gli scostò una ciocca bionda che ricadeva davanti agli occhi azzurri: “Tu mi hai completamente disarmato! L’amore che provo per te mi ha disarmato. E per la prima volta in vita mia sono davvero felice. Con te e Grace, sono pronto per una vita di coppia. Sempre se tu lo vorrai”
“Lo voglio! E mi fido di te”. Dopo quella frase non restò che ai loro corpi comunicare quello che la voce aveva enunciato. E non fu poi così doloroso come Danny aveva temuto.


E dopo quindici notti d’amore, non lo era davvero più. Solo la luna a spiarli, a spiare Danny a cavalcioni su Steve, che si puntella per accoglierlo. Che strizza gli occhi cercando di adattarsi a quell’improvvisa intrusione, pregustando già il piacere che di lì a poco lo avrebbe travolto. E Steve a muoversi lentamente, in quella piacevole collisione. Alla confusione del potente orgasmo che li investe lasciandoli annichiliti, senza fiato. Due pugili distrutti dopo in quindicesimo round. Due naufraghi alla deriva. Due innamorati consapevoli di non essere nulla l’uno senza l’altro.


FINE

lunedì 21 marzo 2011

Pride and queer cruise




Sesta parte


La sala ricevimento era stata agghindata per l’occasione. Dopo aver spizzato in giro, Steve prese il suo compagno per un braccio: “Balliamo Danno?”
“Non siamo obbligati a farlo” farfugliò il detective sorpreso.
“Beh infatti non lo siamo... balliamo?”
A Danny scappò un sorrisetto storto. Ok, c’erano altissime probabilità che Steve avesse capito, o che addirittura non solo aveva intuito la natura amorosa dei suoi sentimenti per lui ma che addirittura lo ricambiasse. Sennò perché vorrebbe ballare con me. Sospirò accettando.
Si ritrovarono così a ballare un lento in mezzo ad un’altra dozzina di uomini, alcuni in frak. Sulle loro teste lampadari ornamentali e attorno a loro il via vai dei camerieri. Danny e Steve ballavano abbracciati. Avrebbero potuto tenere una distanza accettabile tra i loro bacini, giusto perché al contrario di quello che erano obbligati a lasciar credere, non stavano insieme... invece i loro inguini erano pressappoco attaccati. Perché sto così bene tra le tue braccia Steve, perché non vorrei essere da nessuna parte ora? Si domandò sull’orlo di una crisi di nervi o semplicemente sul punto di non riuscir più a trattenersi. Guardò davanti a sé, all’altezza delle spalle del compagno. Senza osare spostare la testa verso l’alto, con il rischio di incrociare gli occhi intensamente blu del collega, e non riuscire più a reprimere ciò che provava. “Tutto ok Danno?”
“Sì, certo, tutto ok… Perché?”
“Mi sembri pensieroso”
“Nessun pensiero dolcezza” ehm… dolcezza? Ora non ci sente nessuno... forse dovrei comportarmi normalmente… forse.
“Sono felice.. ora” disse semplicemente Steve, e quella frase cambio letteralmente tutto!
“Sì?”
“Intendo così, abbracciato a te. Ok Danny hai capito, non sono io quello che parla tanto...”
“Ah ok”
“Solo ok?”
A quel punto Danny riuscì a trovare la forza di guardarlo negli occhi: “Anch’io sono felice... tra le tue braccia... è un male?”
“No, non direi...”
“Ma forse è sconveniente... ehm... forse è solo l’atmosfera...”
“Non credo proprio” Steve stava per avvicinare le proprie labbra all’orecchio di Danny quando il suono improvviso di uno sparo unito a delle urla poco virili lo fece trasalire. “Che succede!” gridò staccandosi dal partner. Entrambi scattarono seguendo la scia delle urla. Fattosi strada tra la massa di curiosi, trovarono il ferito: il governatore Barone era riverso a terra. Si toccava la spalla sanguinante. Francisco, al suo fianco, cercava di sostenerlo. Danny si piegò su di loro: “È riuscito a vedere chi ha sparato?” domandò cercando di capire come fossero le sue reali condizioni. Steve si guardò intorno poi corse verso il punto dove gli era sembrato di scorgere dei movimenti sospetti. Giunse verso i corridoi e vide un’ombra allontanarsi furtivamente ma non fu in grado di riconoscere a chi appartenesse. Le sue narici però furono stuzzicate da un odore che gli ricordava qualcuno... ma non riuscì a ricordare a chi appartenesse.
“Maledizione!” sbraitò. Nel frattempo arrivarono i soccorsi. Siccome lo sparo aveva colpito il governatore solo di striscio non ci fu bisogno di far arrivare da Honolulu un elicottero. Furono sufficienti le medicazioni a disposizione dal personale medico della crociera.
Una volta medicato, Danny e Steve raggiunsero Barone nella sua cabina. “Lei pensava davvero di non correre nessun pericolo?” esordì il Seal: “A questo punto ha la prova che si sbagliava” Danny lo fulminò con gli occhi incredulo. Con quell’uscita stava compromettendo la copertura. Al governatore bastò fare uno più uno... “Ma non mi dire... siete due poliziotti!” biascicò toccandosi la spalla ancora dolorante. “Avrei dovuto capirlo che avevate qualcosa di strano... e ditemi, non siete nemmeno una coppia? Non siete nemmeno gay?”
Danny Williams stava per rispondere al posto di Steve quando questi lo bloccò. “Io e Danny ci amiamo, ma questo non è l’argomento in questione. Che qualcuno gliel’ha giurata è pertinente” precisò lasciando il detective esterrefatto. Io e Danny ci amiamo, gli aveva appena sentito affermare. Quasi con indifferenza, non certo con la solennità che avrebbe dovuto avere una frase del genere. O forse non lo pensava davvero, si disse. Forse era un modo per far digerire a Barone che due angeli custodi avrebbero provveduto alla sua sicurezza.
“Dovete capirmi... se non ho voluto protezione è per via di Francisco. Essendo figlio di un narcotrafficante pentito ha vissuto praticamente la sua infanzia tra i gorilla. Non volevo fargli rivivere un incubo simile”
Steve spalancò gli occhi e anche Danny fu commosso da quella rivelazione. Ora capivano tutto. Comprendevano quando l’amore che il governatore provava per il suo compagno fosse grande. Talmente potente da essere disposto a mettere in pericolo la sua vita. “Ma non ha pensato che Francisco soffrirebbe molto di più se la perdesse?” Steve lo aggredì.
“Ora me ne rendo conto. Ma all’inizio pensavo fosse un mitomane. Non volevo rovinarmi la crociera. Tra le elezioni e la mia lotta a favore dei diritti dei gay, Francisco ed io non abbiamo avuto un attimo di respiro. Sentirmi il fiato sul collo dei poliziotti avrebbe rovinato l’atmosfera. Volevo sentirmi libero, sentirci liberi. Ma ora mi rendo conto di aver sottovalutato la faccenda” si accigliò.
Danny gli appoggiò una mano sulla spalla affettuoso: “Stia tranquillo. Troveremo chi l’ha colpita e lo riporteremo a terra in manette. Glielo garantisco”
“E io gli garantisco che farò in modo di mantenere questo” terminò Steve. Dopo averlo lasciato solo nella sua stanza, Danny e Steve senza scambiarsi una parola raggiunsero la loro. Una volta tra le quattro mura l’imbarazzo li colse. Ma insieme all’impaccio anche il bisogno ormai divenuto incombente di confidarsi, di capire. Dopo un lungo sospiro, fu Danny a prendere coraggio. Voltatosi di scatto, si ritrovò faccia a faccia con il collega. “Eri sincero quando hai detto al governatore che ci amiamo?” senza giri di parole. Ma quanto gli costava quella domanda! E in caso di risposta negativa sarebbe risultata non solo inopportuna ma avrebbe innescato una serie di altre domande da parte di Steve alle quali Danny sarebbe stato costretto a rispondere.
“Sono io che te lo chiedo Danny, perché io non ho motivo di mentire. Io ho detto quello che...” s’interruppe come per trovare l’ossigeno “... provo”
“Ok...” Danny abbassò lo sguardo poi sorrise. “È un bel casino!”
“Un bel casino? Dannazione ti ho appena detto che sono innamorato di te e tu riesci solo a dire è un bel casino?” lo pungolò.
“Ora mi rendo conto di una cosa!” alzò la voce il biondino: “Tu lo sapevi! Sapevi che mi piacevi, che mi sentivo attratto da te! Sapevi tutto e malgrado questo non solo non mi hai detto niente ma hai fatto di tutto per provocarmi, per rendermi la vita un inferno!”
Steve sorrise estasiato: “Colpevole Vostro Onore!”
“Bastardo”
“Eri troppo buffo, e le tue fughe in bagno alquanto sospette”
“Ripeto: bastardo fino al midollo! E dimmi un po’: il fatto di farmi stare così male era una sorta di tortura che ti hanno insegnato i tuoi superiori o sei sadico di tuo?”
Steve decise che anche per lui che il momento di battibecchi e recriminazioni, per quanto gioiose e maliziose, era finito. Abbassò il volto vicinissimo a quello del collega. “Sta zitto Danno”
Danny avvampò rendendosi conto che di lì a pochi attimi le labbra carnose di Steve McGarret sarebbero entrate in collisione con le sue. E così fu

lunedì 14 marzo 2011

Pride and queer cruise




Quinta parte

Le labbra di Steve non arrivarono a quelle schiuse del detective. Pochi attimi dopo entrambi gli uomini, probabilmente gli unici eterosessuali di tutta la nave, tornarono tranquillamente ai rispettivi ruoli.
Il pomeriggio proseguì tranquillo e dopo la ricca cena a base di pesce e specialità hawaiane, si concessero una puntatina in discoteca dove con la solerzia di sempre Danny e Steve controllarono che attorno al governatore non ci fossero movimenti sospetti.
Erano ormai le due di notte quando, svogliatamente, si ritirarono nella loro stanza. Un po’ brilli, i due infiltrati scivolarono sotto le lenzuola fresche di bucato e con l’odore salmastro del mare. La seconda notte nello stesso giaciglio, ma, questa volta, almeno da parte del Seal, nessun imbarazzo di sorta. Appena toccata la testa sul cuscino, Steve iniziò a russare rumorosamente, dimentico della situazione. Danny invece non dormiva. Sdraiato di profilo osservava con il cuore in gola il collega steso sulla schiena, il viso rivolto al soffitto, la bocca leggermente aperta, i capelli sparsi in aloni ordinati. Un simulacro di bellezza e virilità. E quando fu sicuro che dormisse profondamente, osò. Con l’indice tracciò una linea immaginaria che partiva dalla fronte e percorse con la delicatezza di un volo di farfalla il volto. Il dito toccò il naso, con estrema cautela le labbra. Boccheggiando le superò per raggiungere il mento e spostarsi sulla gola, il pomo d’Adamo, la fossetta alla base del collo. Danny era in preda ad un’eccitazione senza precedenti. E non solo per il desiderio, atroce, di baciarlo, di spogliarsi e spogliare l’oggetto del suo desiderio, fondere il proprio essere nel suo e lasciare che lui facesse lo stesso. La fantasia divenne così audace e realistica che una fitta dolorosa lo trafisse tra le gambe come se la sua mente fosse stata in grado di simulare quella sensazione. Deglutì. Intanto il dito era giunto al petto vestito solo da una camicia e sotto di essa Danny immaginò la pelle calda, la peluria soffice e attraente. Malgrado il buio e l’emozione riuscì a indovinare dove fossero i capezzoli. Ne accarezzò uno attraverso la stoffa, ormai in balia di quelle emozioni travolgenti. Capì di essere vicino al rilascio quando la sua mano, ormai autonoma, scollegata dal cervello, raggiunse gli addominali tesi nonostante la pace del sonno. Steve McGarret era sempre vigile, pronto a scattare anche mentre dormiva! Sorpassò anche il ventre. Tra la camicia semi aperta e i pantaloni tenuti a vita estremamente bassa, le dita di Danny trovarono la peluria pubica e fu in quell’istante che il suo polso si ritrovò bloccato dalla stretta decisa della mano di Steve. Allora ho avuto l’impressione giusta! Non dormiva del tutto! Pensò sentendosi morire. Ebbe l’impressione di trovarsi alla deriva. Immaginò che ora Steve avrebbe fatto della sua mano poltiglia e del suo imbarazzante tentativo di seduzione la peggiore delle idee possibili. Tornò alla realtà, una realtà che era forse peggiore dell’incubo da sveglio nel quale era incappato. Quando lo sentì bofonchiare qualcosa che assomigliava tantissimo ad un “sì” gutturale, Danny riuscì in qualche modo a voltare il capo verso l’alto e vide Steve, ancora dormiente, mugugnare. Ok, che sta succedendo? Intanto che se lo chiedeva, la mano di Steve spinse con decisione quella di Danny verso il basso, sull’erezione ancora perfettamente custodita nel suo involucro. Il palmo del detective accettò senza remore e fu così che si trovò a palpeggiare quella tensione. E Steve, che davvero dormiva ma di questo Danny non ne era del tutto sicuro, a muovere su di sé la mano del collega. A quel punto al biondino bastò accarezzare una quindicina di secondi se stesso per raggiungere l’apice, vergognandosi subito come il peggiore degli sporcaccioni. Nel frattempo, probabilmente caduto in una fase di sonno più profondo (o meno profondo) la stretta di Steve venne meno e così Danny fu libero di togliere la mano dal pacco. Nel giro di poco partì diretto in bagno a cambiarsi e a torturarsi. Non posso continuare così! Si disse mentre una paranoica sequenza di accuse e dubbi lo travolgeva come una valanga.

Il giorno seguente fu tremendo per Danny. Ogni volta che guardava Steve riviveva vividamente gli avvenimenti notturni. Non che si fosse pentito, aveva imparato ad essere onesto con se stesso e capiva che quella era l’unica cosa da fare quando si ha un problema. C’era passato con Rachel, ora avrebbe risolto la faccenda pure con Steve, decise solerte come sempre. Forse gliene avrebbe addirittura parlato. Mentre facevano colazione sul ponte, nella sua mente iniziò a sciorinare il discorso dove ammetteva di provare delle ‘pulsioni’ di tipo ‘sessuale’ per lui. Arrossì al pensiero, fatto che non passò inosservato: “Tutto ok Danno?”
“Perché?”
“All’improvviso sei diventato bordeaux”
“Mi sa che ieri ho preso troppo sole”
“Ma se fino a cinque minuti fa sembravi pallido!”
“Beh perché ho dormito poco stanotte...” accidenti!
“E perché avresti dormito poco?”
“Bah, che ne so! Dormire in nave non mi è congeniale, tutto qui” smorzò la curiosità del collega provando a mettere giù una fetta biscottata con marmellata. Steve, intenerito da quell’atteggiamento, ebbe l’insano istinto di accarezzargli la mano che spalmava ma si frenò. Non ricordava nulla degli avvenimenti della notte ma sapeva benissimo cosa turbava l’animo di Danny: la vicinanza. Mai prima di allora erano stati così vicini e così prossimi ad un’intimità con tutti i crismi. Anche lui moriva dalla voglia di abbattere quella barriera eretta tra loro. Di baciarlo, di chiudersi in camera e fare l’amore fino a restare privi di energia... Anche Steve stava per dire qualcosa di quasi compromettente quando qualcuno picchettò sulla sua spalla: si trattava della solita addetta che si occupava dell’organizzazione degli eventi. “Mi scuso per il disturbo ma ci tenevo a ricordarvi che stasera ci sarà il ballo di gran galà e tutti gli ospiti della nave sono tenuti ad indossare il miglior abito! Il frac sarebbe gradito” li avvisò e sorridendo si congedò dal duo. Danny provò a sorridere a sua volta. Quella figura, ne maschio ne femmina, lo metteva a disagio e tutte le volte che se lo (la?) ritrovava davanti s’innervosiva. Anche a Steve faceva un effetto simile.
“Ce l’hai il frac Steve?” domandò sogghignando finalmente di nuovo rilassato.
“Una specie, e tu?”
“Sicuro! E sono certo che sarò il più elegante di tutti”
“Il nanerottolo più elegante di tutti hai detto?”
“Haha, spiritoso il gigantone!” gli tirò un pezzetto di pane. Steve si riparò scherzosamente con un piatto ma quando fu certo che l’altro avesse abbassato le difese, gli lanciò a sua volta un chicco d’uva che colpì il detective sulla fronte. “Bastardo!”
“Hai iniziato tu!” continuarono a punzecchiarsi per almeno dieci minuti buoni fino a quando anche le ultime maestranze ebbero lasciato la sala. A quel punto si videro costretti ad alzarsi.
Pigramente giunse la sera. Steve e Danny si cambiarono rispettivamente in bagno e di fronte al letto. Danny come sempre scelse la toilette. Finalmente uscì. Per sua fortuna Steve McGarret era già pronto.
“Wow!” accolse l’amico con un’esclamazione e uno sguardo affascinato.
“Vuoi dire che ti piace il nanerottolo?”
“Sei il mio nanerottolo” affermò con la voce più dolce che teneva nascosta per le grandi occasioni.
Danny tossicchiò nervoso: “Sarà meglio che ci avviamo sennò rischiamo di essere gli ultimi e tutti ci noteranno e comunque...”
“Sì?”
“Stai molto bene anche tu Steve, davvero affascinante... ”
“Grazie, vuoi dire che sono un degno fidanzato?”
Gli occhi del biondino divennero lucidi e non riuscì a celare quello che il suo cuore conservava così gelosamente: “Sei meraviglioso, non so cosa diavolo si potrebbe volere di più” così dicendo accettò la sua mano e Steve, confuso e ubriaco di felicità, la strinse nella sua.
Come una perfetta coppia di innamorati si avviarono verso la loro serata danzate.

venerdì 4 marzo 2011

Pride and queer cruise


(image by chips)


Quarta parte


La festa vintage, come previsto, si rivelò per i due sottocopertura, un tripudio di fantasia e colori. Cher, Madonne varie, oltre che logicamente qualche Jacqueline Kennedy e persino un Sylvester Stallone! All’entrata di Steve e Danny, lo stesso Barone e il suo compagno mostrarono un sorriso sornione oltre che una nota di interesse.
“Sembra che la scelta di travestirsi da Chips abbia attirato l’attenzione del senatore” fece notare Steve a Danny, il quale si guardava intorno con aria sospettosa.
“Vestirsi da poliziotti Vintage, all’inizio non mi sembrava il massimo delle trovate, però se serve a mischiare le acque...”
“Te l’ho detto che sei uno schianto?”
Oh cavolo! Quell’uscita mise in difficoltà il cavallo dei pantaloni di Danny: “Smettila di prendere in giro. Prima pensavi che avessi le gambe talmente corte da volermi fare l’orlo e ora mi dici che sono figo?”
“La mia era una legittima obiezione mentre questa è una considerazione che parte da un dato di fatto” tossicchiò per poi accostare la bocca all’orecchio di Danny: “Sei davvero fico vestito così... mi piaci” ammise con voce sexy. Proprio in quel momento vennero captati dall’uomo con la barba che avevano avuto modo di conoscere in piscina. Adam Princes si avvicinò a loro con fare tranquillo. “Sempre a flirtare, ma non vi stancate mai?”
Tossicchiando, Danny salutò sperando di sfuggire all’invadenza. Per loro fortuna l’omosessuale fu abbordato quasi subito da un gruppetto di ragazzi di colore vestiti da marinai che lo invitarono a partecipare ad un allegro trenino.
Dopo aver finto di ballare, bevuto sul serio e riso su certe situazioni allegramente, Danny e Steve furono attratti da un crocchio di persone che si allontanava capeggiati dal governatore e il suo amante. “Che facciamo li seguiamo?” Steve si avvicinò al volto del collega.
“Per forza! Anche se sento che non mi piacerà” sentenziò.
Dopo aver camminato dietro il gruppetto per alcuni metri. Scorsero finalmente la destinazione finale: il casinò. L’ambiente era senza dubbio lussuoso e accattivante. Ornamentali lampadari pendevano dal soffitto. Slot machine abbarbicate alle pareti, e naturalmente il tavolo della roulette. Fu proprio qui che si piazzò la coppia che bisognava di protezione. Steve e Danny decisero di prendere anche loro qualche fish. “Per non dare nell’occhio” si giustificarono. In verità si divertirono come pazzi puntando forte e perdendo cifre ben al di sopra di quanto potevano permettersi.
Steve era felice. Ammise a se stesso che da troppo tempo non stava così bene e ogni volta che si voltava verso il suo compagno radioso a sua volta, sentiva crescere dentro sé un fuoco che lo lasciava atterrito, completamente basito. Come se il sentimento dell’amore totale non l’avesse mai colto, in quanto troppo occupato nella lotta per la giustizia. Capì che l’aver perseguito così a lungo l’obiettivo di configgere il male, lo aveva allontanato dal bene. Si era concesso una sorta di relazione di tipo sessuale, Chatrine, per un lungo tempo. Ma quando aveva avuto la certezza di essere innamorato di Danny Williams, aveva troncato tutto, preferendo non alimentare un sentimento che poteva risultare distruttivo per entrambi, soprattutto per la ragazza.

A notte tarda, Danny e Steve tornarono nella loro suite. Stanchi, ma ancora divertiti, carichi di adrenalina e un po’ bevuti. Una volta di fronte al letto, l’imbarazzo tornò a farla da padrona. Singolarmente, si cambiarono in bagno. Il newyorkese aveva un pigiama di raso celeste con righe bianche, elegante e vagamente retrò. Steve, come c’era da aspettarsi, canotta e boxer. Bello da azzerare la salivazione, almeno per Danny la quale salivazione ebbe in effetti un certo azzeramento nel momento in cui, rischiarato solo da una pallida luna, riuscì a scorgere la figura aitante dell’uomo. “Notte Steve” sibilò prima di coricarsi nel suo angolo.
“Notte Danno” e da quel momento solo i respiri scomposti e qualche movimento sotto le coperte.
In qualche modo la notte, la prima insieme nello stesso letto, passò. Danny capì di aver dormito quando un raggio di sole lo destò dal sogno. Nel sogno si trovava in una grossa piscina molto profonda dove non sarebbe riuscito a toccare nemmeno con la punta dei piedi. Ma pur non essendo un tipo dal piede marino, non aveva paura. Alle sue spalle si presentò Steve, ancora a bordo piscina, completamente vestito il perfetto stile Rambo di giungla con tanto di segni sul viso. “Perché in questo stato?” gli chiese a mezza bocca. Non ottenendo risposta si spostò per non essere investito dalla ridda si schizzi del tuffo di Steve che, di lì a poco, galleggiò al suo fianco. “Baciami” gli chiedeva. E timidamente Danny eseguiva. E il piacere arrivava alle stelle. Era proprio per sogni di quel genere che spesse volte era costretto a masturbarsi prima di scendere dal letto! Ma, nel caso specifico, un barlume di razionalità gli venne incontro e non successe niente di male. Si svegliò normalmente, ma l’erezione non gli dava tregua. Girò la testa verso il compagno di notte: non lo trovò e lo scroscio dell’acqua gli confermò che era già in piedi. L’idea di Steven nudo sotto la doccia non fece che peggiorare il suo stato. “Non ce la facciamo proprio a tornare nei ranghi?” parlò guardandosi le parti meno nobili del suo corpo. “Ma cosa pensi che non noterà tanto buonumore? Devi proprio sputtanarmi in questo modo?” quando si rese conto che stava parlando con il proprio uccello, una goccia di sudore solcò la sua fronte. Sto impazzendo, non c’è altra spiegazione! Proprio in quel momento Steve uscì dal bagno. Attorno ai fianchi si era legato un asciugamano che avrebbe avuto il suo bel daffare a coprire tutto un bambino di due anni! Danny non poté evitare di roteare le pupille. Steve in quello stato era uno spettacolo di sensualità sconcertante!
“Tutto ok?” questi si voltò dalla parte dell’allettato che teneva le mani strette sulla coperta come se temesse che una folata di vento potesse tirarla via, mettendo così a nudo l’imbarazzante situazione sottostante.
“Certo, tutto ok!” rispose quando fu in grado di proferire una sillaba. Gli mancava l’aria, rischiava l’apnea. Così decise che se fosse uscito a razzo dal letto di spalle, punto primo avrebbe evitato di farsi vedere in quello stato e secondo avrebbe altresì evitato di assistere alla vestizione di Steve. Non era sicuro che fosse in grado di reggere un’altra sola emozione.
Alla fine si decise e scattò come una molla. Tanto rapidamente che non considerò affatto la scia di umidità lasciata dal precedente occupante. E, ad un passo dalla porta, scovolò finendo gambe all’aria.
Steve fu subito al suo fianco. Per sua fortuna il telo che lo copriva non era a sua volta scivolato. In quel caso l’imbarazzo sarebbe stato reciproco. “Sei finito per terra!”
“Ma va!” nervoso Danny rifiutò il suo aiuto. Fece perno sui gomiti e si scansò provando a superarlo. Ma Steve restava accanto a lui studiando la sua fisionomia. “Sicuro che stai bene? Stamattina sei strano”
“Non sono per niente strano. Ho solo dormito male”
“Immagino che la sensazione di essere in alto mare abbia a che fare qualcosa con la nottataccia” sfotté.
“Finiscila, non serve essere Rambo per dormire in una nave da crociera” la citazione del famoso personaggio di Stallone provocò in lui il ricordo del sogno e una nuova ondata di eccitazione lo colpì facendolo sbiancare. Fatto che fu prontamente notato da Steve. Prima che potesse di nuovo chiedergli notizie sul suo stato di salute, Danny si tirò in piedi e lo superò per poi andarsi a nascondere letteralmente in bagno.
“Maledizione!” ruminò a denti stretti una volta solo. Si disse che non poteva continuare in quella maniera e maledisse il giorno in cui aveva accettato quella missione.

Una volta vestiti raggiunsero il ponte dove era servita una ricca colazione. Steve scelse frutta di stagione e cereali, mentre Danny si buttò a capofitto su uova strapazzate con pancetta. Voleva mettere alla prova lo stomaco incordato dal nervoso. La sua agitazione era tale che non era riuscito nemmeno nell’impresa di sfogare il suo corpo. Pensò che l’accumularsi dello sperma avrebbe peggiorato il suo umore. Difatti non toccò cibo facendo ulteriormente preoccupare il suo compagno.
“Vuoi assaggiare dei litchis?”
“No! Magari gradirei dell’ananas” ironizzò Danny facendo sorridere l’altro che se non altro ebbe la conferma che all’amico non mancava la battuta pronta.
La mattina proseguì in maniera tranquilla. Dopo pranzo tornarono in piscina ma del senatore non c’era traccia questa volta. Il fatto insospetti Steve che, a parere di Danny, era stato per troppe ore tranquillo e ora era a corto di emozioni forti. Almeno era quella l’idea che gli diete la sua irrequietezza. “Non hai motivo di preoccuparti. È chiaro che preferisca stare in camera a sollazzarsi con il suo amante latino piuttosto che in una piscina piena di checche”
Quella frase gettò una luce diversa sul proseguo del pomeriggio: “Non hai tutti i torti” rispose Steve sogghignando in maniera maliziosa. Quella fisionomia emozionò le parti basse del detective.
“Che intendi?” domandò sperando, contro ogni speranza, che Steve alludesse ad ‘altro’.
“Beh chiaro che intendo! Molto meglio fare del buon sesso in un comodo letto con la persona che ami e che ti piace da impazzire rispetto a... a qualunque cosa!”
BUM! Danny si ritrovò privato di ogni linfa vitale e catapultato nel tunnel dell’eccitamento parossistico.
Steve intuì di aver esagerato ma questo gli diede adito solo a peggiorare la sua condotta: “Ti sei mai chiesto come deve essere?” domandò a bruciapelo.
“Cosa? Ti riferisci a girare l’America in autostop? Anch’io me lo sono sempre chies..”
“NO! Intendo fare sesso con qualcuno del tuo sesso Danny! Qualcuno a te speculare. Con le tue stesse fattezze fisiche anche se, chiaramente differenti!”
“Ehm... no in effetti!”
“Sarà la situazione” abbassò la voce di tre quarti. “Ma io non faccio che pensarci Danny” quest’ultimo fu tentato di lanciare un urlo ma riuscì a strozzarlo in gola. Si limitò ad un lungo sospiro. “Mica perché fingiamo di essere una coppia devi sentirti in obbligo di dividere questi dubbi sulla tua sessualità con me!”
“Io non ho dubbi sulla mia sessualità” rispose per le rime il Seal. Ma quello che all’apparenza sembrava un chiaro difendere la propria virilità si trasformò subito in un arma a doppio taglio contro Danny.
“E cosa sarebbero allora? Considerazioni di un marinaio frustrato?”
“Non mi piacciono gli uomini in generale, ma penso che potrei innamorarmi di qualcuno a prescindere dal fatto che è uomo o donna e probabilmente anche se fino ad ora l’idea mi ha fatto sempre ribrezzo, penso che potrei anche desiderarlo fisicamente. E che potrei dare e ricevere piacere da un uomo. Per questo mi chiedo come deve essere l’atto di per sé”
Danny s’irrigidì cercando di assumere un contegno razionale: “Non posso risponderti perché non ho mai provato”
“Tu pensi che potrebbe succederti?” domandò di nuovo senza filtri.
“Succedere... cosa?” Danny era sull’orlo di una crisi isterica ma fingeva che tutto fosse ok. Tanto, si disse, che stesse male o stesse bene il sole avrebbe continuato a baciare la sua chioma bionda, la musica ad accompagnare quel discorso strampalato come se niente fosse. Insomma tutto sarebbe rimasto uguale. Forse... “Dai, non essere infantile e rispondi: tu pensi che potresti mai amare qualcuno del tuo sesso?”
E tutto attorno a Danny sparì. Tranne le labbra carnose del suo compagno che, come dotate di vita propria, gli sembrarono avvicinarsi pericolosamente alle proprie...

martedì 22 febbraio 2011

Pride and queer cruise


(image by nip/tuck Sean and Christian)


N.B. chi mai potrebbe avermi ispirato Michel e Francisco? :D


Terza Parte



Dopo aver dato finalmente il degno sfogo al suo corpo, a Danny sfuggì un’esclamazione di rabbia. Era stanco di docce solitarie, di pensieri lascivi nei riguardi della persona sbagliata. Che più sbagliata non si può! Scosse la testa detestandosi. Da quando aveva rotto con Rachel solo qualche timida uscita, nessuna relazione degna di questo nome. Nessuno sbandamento per una donna. E poi, senza rendersene conto, aveva iniziato a provare attrazione per il suo collega. All’inizio non ci aveva dato peso, raccontandosi la bugia che passando così tanto insieme ed essendo Steve così dotato, ciò che provava si chiamava ammirazione. Un’ammirazione tale da sconfinare dai binari di un ‘normalissimo’ rapporto buddy-buddy. Ma da quando la sua vita correva a fianco di quella di Steve le parole normale e regolare avevano assunto tutt’altro significato. Non era normale di certo che ogni volta che aveva avuto l’occasione di vederlo mezzo nudo, le centraline del suo cervello avevano fatto tilt e tutto il suo corpo aveva gridato: LO VOGLIO! E poi era entrato prepotentemente nei suoi sogni, sempre meno vestito, sempre più vicino, sempre più disponibile, accattivante, seducente. Fino a quando, una mattina, si era sorpreso a dirottare il sogno, e perfettamente vigile la sua mano lo aveva trascinato nel solitario calvario degli innamorati che non osano avvicinare l’oggetto del proprio amore. In parole più spicciole: da quando aveva capito di amare Steve, Danny Williams, riusciva ad avere un vita sessuale solo grazie a lui.
Una volta fuori dal bagno scoprì che il collega era già uscito. Convinto che sarebbe tornato a momenti decise di vestirsi alla velocità della luce. Dalla valigia tirò fuori una camicia seria, bianca a righe celesti, un pantalone blu e quando fu vestito scelse un paio di comodi mocassini. Il protrarsi dei minuti senza Steve lo fece allarmare. Smise di indugiare ed uscì a cercarlo. Dopo qualche giro senza meta, lo trovò in quello che sembrava un emporio. Era sorridente, la faccia di qualcuno che ha contratto un buon affare e la busta che teneva tra le mani ne era la prova.
“Tutto ok?” Danny lo affiancò facendolo trasecolare.
“Pensavo ti stessi docciando”
“Beh ho finito da un po’ di ‘docciarmi’. Tu, piuttosto, gay da un giorno e già shopping dipendente?”
“Sei vittima degli stereotipi Danny! Mi sono solo accaparrato un costume per la festa in maschera di stasera”
“Festa in maschera hai detto?”
“Già, tema vintage. Per fortuna ne erano rimasti parecchi e credo di aver trovato quello che fa per noi”
“Mah” il detective allargò le braccia sconsolato mentre lo seguiva. “Dove stiamo andando Steve?”
“A provare questi” oscillò il misterioso acquisto sotto il suo naso: “Ho il dubbio che il pantalone a te stia largo e se occorresse un orlo...”
“Non mi dirai che ti sei portato appresso il kit da cucito?”
“Perché ti sorprende?”
“Già, hai detto bene!” alzò la voce: “Perché mi sorprende! Tutti durante una missione sotto copertura in una nave da crociera prevedono che dovranno fare un lavoro di rammendo, cretino io che mi stupisco!”
“Hai deciso di mettere i manifesti? Gridalo forte che siamo poliziotti sottocopertura!”
Danny rispose con un profondo sospiro: “Ok, che intendi fare?”
Steve azzerò ogni sua possibilità di rispondere con un sorrisetto dolcemente disarmante. “Perché ora sorridi... c-c-così?” balbettò.
“Perché ho capito che ti sei offeso perché ti ho dato del tappetto dicendo che hai bisogno di un orlo. Scusa”
“In verità non era per questo e comunque non mi sono offeso”
“Ok Danny, va bene”
“E non sono un tappetto. Sono alto quanto basta e non ha mai dato fastidio a nessuno!”
“No, certo, hai ragione: sei normalissimo” passando davanti ad un gruppetto di uomini seduti a bere cocktail a bordo piscina, Steve appoggiò il braccio attorno alla spalla del partner pressandosi su di lui
“Ehy!”
“Amore mio, certo che non sei basso, sei proporzionato alle mie esigenze” Steve alzò volutamente il tono. Quella frase maliziosamente allusiva ebbe come risultato di far tirare i pantaloni del brevilineo che quando fu in grado di parlare, ruminò: “Bastardo!”
A pochi metri dal solarium Steve si bloccò: “Dopo che ci siamo provati questa roba andiamo in piscina?”
“Vuoi prendere il sole?”
“Possiamo rilassarci, e intanto sbirciare se c’è qualche movimento sospetto”
“Io scommetto che invece hai deciso di mettere in vetrina tutti i muscoli e far sbavare di invidia quei tizi”
“Invidieranno te non me” ammiccò Steve facendo arrossire l’amico, già in apnea all’idea del collega in costume da bagno! Danny si domandò come avrebbe fatto, di lì a poco, ad esibirsi egli stesso in costume adamitico con certi desideri fissi in testa e fu lieto di aver quanto meno espletato la pratica ‘doccia’ da non molto. Anche se non sembrava aver avuto i risultati sperati. Si stava rassegnando a convivere con gli ormoni impazziti.

Appurato che la maschera di carnevale di Danny non fosse lunga, come sospettato maliziosamente da Steve, alle sedici e venti, dopo aver separatamente e pudicamente indossato il proprio costume da bagno a turno nella toilette, raggiunsero la piscina che nel frattempo sembrava essersi ulteriormente popolata. Gay starnazzanti e altri più miti, occupavano lettini e l’acqua. Come sottofondo musicale gli Abba con Dancing Queen. All’ingresso della coppia furono in molti voltarsi. E quando Steve tolse l’accappatoio dando sfoggio del costume blu con una striscia verticale ai lati, ma soprattutto di un fisico da sballo, il 99% dei presenti sospirò, compreso Danny che però sospirò anche di gelosia e risentimento.
“Avrei dovuto portare la pistola e stenderli tutti! Ma come si permettono a mangiarti così con gli occhi? Non lo sanno che sei mio?” se Danny era ironico (e non lo era) non lo sembrò affatto!
“Come lo sanno se mi stai così staccato?” lo provocò Steve. Danny non abboccò ma di lì a poco fu Steve a rendere palese che fossero una coppia. “Ti spalmo la crema, amore?” strillò: “non vorrei che ti scottassi. La tua carnagione è così delicata...”
“In effetti sì, mi scotto con facilità” ammise già rosso e non per via del sole Hawaiano.
“Sdraiati”
Danny obbedì scegliendo la posizione bocconi e pentendosene immediatamente. Quando le grandi mani del Seal accarezzarono la pelle resa umida dal sudore, un lungo brivido lo trapassò da parte a parte. Con un massaggio dolce e allo stesso tempo deciso, Steve depositò la protezione dal collo alle spalle, dalle spalle alle braccia, per poi risalire sul petto, lo stomaco, il ventre. E poi sulle gambe....
“Ok, se volevi impressionarmi ci sei riuscito benissimo!” bofonchiò Danny quando fu in grado di parlare.
“Sì?”
“Intendo dire che sei un magnifico massaggiatore”
Steve ridacchiò borioso: “E non hai visto ancora niente” gli sussurrò all’orecchio per essere sicuro che nessun altro captasse la rivelazione. Presi come erano dalle loro smancerie, non si accorsero di un giovane uomo barbuto che li fissava rapito. “Siete davvero una bella coppia” enunciò facendoli trasalire. “Così belli e innamorati, scommetto che state insieme da poco”.
Per non incorrere in una gaffe, Danny si affrettò a rispondere: “Sei mesi, questa è la nostra prima vacanza, vero amore?”
“Infatti, avevamo intenzione di non uscire dalla stanza ma poi ci siamo detti che i nostri colleghi, se fossimo tornati troppo pallidi, ci avrebbero preso in giro”
“Già” ruminò a mezza bocca Danny pensando: sempre il solito esagerato! A che serviva quell’allusione gratuita? E poi che colleghi?
“Che lavoro fate?” chiese l’uomo poi si scusò: “sono stato invadente, e non mi sono nemmeno presentato: Adam Princes”
“Steve McGarret, siamo broker finanziari, piacere” la stretta di mano risultò leggera e poco significativa. Steve ne trasse che gli omosessuali, a differenza degli etero, non ci tenevano a stritolare la mano quando si presentavano. Cosa per cui decise che per tutta la crociera, non avrebbe più esagerato con le strette.
All’arrivo in piscina del governatore Michel Barone, Adam, l’uomo barbuto che aveva intrattenuto Steve e Danny, sembrò distrarsi al punto che entrambi i poliziotti ebbero lo stesso sospetto.
“Potrebbe essere lui, non ha nemmeno un compagno” suggerì Danny.
“Ci sono almeno altri quaranta uomini single e ognuno di loro potrebbero essere lo stalker per lo stesso motivo. Le coppie in definitiva non sono così tante” ribatté Steve pensieroso.
“Sì ma avrai notato pure tu come guarda Barone”
“È un uomo estremamente attraente Danny, forse tu non te ne rendi conto perché preferisci altro ma ti assicuro che oggettivamente, anche se ha superato già i quaranta, è sicuramente un gran pezzo di manzo”
Quell’ultima affermazione fece aggrottare le ciglia del detective: “E da quando te ne intendi di fisici maschili?”
“Non ci vuole un master per riconoscere un uomo sexy da uno insignificante. Anche perché le caratteristiche sono più o meno le stesse delle donne: corpo asciutto e ben definito, gambe slanciate e torace non tozzo. Chiaramente un bel sedere”
“Fiuuuu, dunque io siccome sono un tappetto tozzo, con gambe tutt’altro che slanciate, sarai il prototipo dell’insignificante?”
“Però hai un bel sedere...” sogghignò Steve. Distratti, non si resero conto che nel frattempo, a far compagnia al governatore, era arrivato il suo boyfriend. Di qualche anno più giovane, Eduardo Francisco anche era un bell’uomo. Ecuadoregno, da alcuni anni la sua occupazione principale era la carriera politica del compagno. Danny li sbirciò amoreggiare senza sentirsene infastidito, tutt’altro... Si scoprì invidioso e desideroso di poter fare altrettanto. Il problema era che, oggettivamente, in quella nave, non c’era nessuno con il quale avrebbe potuto pomiciare. Allora perché se mi volto dalla parte di Steve , la salivazione mi si azzera e ho solo una voglia matta di baciarlo? Scosse la testa, contrariato dal quel pensiero.
“Non sono stupendi?” commentò Steve rivolto alla coppia baciante. Danny si sentì libero di poterli guardare direttamente: occupavano lo stesso lettino, Michel con la testa poggiata sul torace del compagno e questi che gli accarezzava i capelli lisci smossi dal vento. Alle loro spalle il cielo terso. Una cartolina d’amore. “Potremmo essere noi due” sussurrò Danny cercando di mantenere un tono ironico, ma gli riuscì così male che si odiò per quanto affermato, al punto che desiderò mordersi la lingua. “Potremmo” fu la risposta criptica con il quale lo lasciò sconcertato. Danny restò di sasso cercando di mettere ordine ai suoi pensieri e il pomeriggio passò così, senza che altri scossoni inquinassero quella apparente pace.